Il Crescent di Salerno resta sotto sequestro, lo ha deciso il Riesame

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piazza_libertà_crescent_salernoIl Crescent di Salerno resta sotto sequestro. Sono due anni ormai che sono apposti i sigilli all’emiciclo di Bofil che sorge su Piazza della Libertà. La decisione è stata confermata in mattinata dal Tribunale del Riesame di Salerno che si è espresso sul provvedimento di sequestro della struttura già in atto. Dopo il parere favorevole della Soprintendenza i legali della ditta Rainone avevano provato a convincere i Magistrati a cambiare idea depositando un articolato ricorso. Ma così non è stato.

Il cantiere è fermo dal 18 novembre del 2013, quando il gip Donatella Mancini ne dispose il sequestro preventivo. L’ordinanza revoca il sequestro per i principali reati, in particolare urbanistici e paesaggistici e lo conferma, invece, ritenendo i permessi a costruire illegittimi, in quanto i relativi calcoli per gli oneri di urbanizzazione sono ritenuti difformi rispetto alla scheda di Puc (che inizialmente non prevedeva i parcheggi interrati ma una piazza a raso) seppur conformi ai criteri posti nelle convenzioni quadro ed attuative poste a base di gara. In questo nuovo scenario, gli imprenditori potrebbero o decidere di abbandonare il progetto o di ricorrere in Cassazione. Nel primo caso, inoltre, sarebbe anche possibile da parte loro l’avvio di una richiesta di risarcimento danni per 50 milioni di euro nei confronti del Comune stesso.

LE REAZIONI. Restano comunque ancora da conoscere le motivazione che hanno spinto i giudici a prendere tale decisione. L’ultima strada resta quella della Cassazione ma c’è da verificare se gli imprenditori siano disposti a seguirla oppure se abbandoneranno definitivamente il progetto attivando nei confronti del Comune una clausola compromissoria che provocherebbe un esborso di circa 50 milioni di euro da parte dell’Ente per la riparazione del danno procurato ai privati.

“La Procura conferma definitivamente il sequestro del Crescent, condominio privato sovradimensionato costruito su area demaniale in barba al buon gusto e con forzature normative alquanto evidenti (anche per la Procura). Ai tempi dell’approvazione del PUA di Santa Teresa quasi da solo evidenziai lo scempio che si intendeva compiere e posi l’accento sulla incompatibilità del progetto con i vincoli esistenti sull’area e con le normative urbanistiche. L’amministrazione, con arroganza e manifestando quasi una presunzione di “impunità” decise di andare avanti senza ascoltare nessuno. Eppure noi non ci opponemmo soltanto a quell’abnorme e devastante intervento”. Lo scrive il consigliere Comunale Roberto Celano.

“Oggi – prosegue il consigliere comunale d’opposizione – l’amministrazione progressista certifica il suo fallimento programmatico e politico per aver preteso di forzare la storia di Salerno e le leggi urbanistiche ed ambientali, arrecando un grave danno alla città. Altrove avrebbero, anche per meno, tolto il disturbo!”

 

 

33 Commenti

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  • Beh non credo che le ditte interessate,non si siano mai posto il problema di dove andavano a costruire,certo non vendevano patate,qualche conoscenza la dovevano pur avere.Nel contesto andrebbe vista anche la loro posizione.

  • Ridicoli coloro che esultano per la sentenza, da questo si vede la loro malafede, il giudice ha stabilito che l’edificio non può essere completato ma neanche abattuto, risultato: resterà cosi com’è per almeno 50 anni, la gente fortunamente non’è stupida, loro imposteranno la campagna elettorale dando la colpa all’attuale amministrazione, ma le bugie hanno le gambe corte e saranno smascherati, alle prossime elezioni comunali gli arriverà una bella batosta se tutto va bene prenderanno il 7 – 8%, spero che prenderanno anche di meno e che non superino la soglia del 3% per accedere in consiglio

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