Vertenza Italcementi: i lavoratori non condividono il piano elaborato dall’azienda

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ItalcementiIn data 27 novembre, presso lo Stabilimento della Italcementi di Salerno, si è tenuta una Assemblea dei lavoratori per la discussione in merito al Piano Industriale che la Italcementi ha illustrato nell’ultimo incontro a livello nazionale tenutosi il 25 novembre.

I lavoratori non condividono tale Piano elaborato dalla Italcementi in quanto prevede una riorganizzazione industriale che sancisce la chiusura e trasformazione in un centro di macinazione della Cementeria di Salerno
Morale della favola, così come già prospettato nei giorni scorsi coinvolgendo le autorità cittadine politiche salernitane, lo Stabilimento di Salerno, che pur avendo le potenzialità produttive e professionali delle maestranze, sarà ridotto a semplice Impianto di Macinazione del prodotto proveniente da altri Siti , con una drastica riduzione del personale che passerebbe dalle attuali 66 unità lavorative a circa 25.

Ancora una volta sarà il Sud di Italia a pagare il prezzo più alto, visto che stessa sorte toccherà all’Impianto di Castrovillari in Calabria.
Ovviamente i lavoratori assieme alle OO. SS., nel non rimanere fermi ed impassibili ad un futuro incerto per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, saranno ben determinati a difendere con tutti i mezzi a loro disposizione questo storico Sito Industriale che vale la pena ricordare è stato costruito in base alla legge 219/81 (soldi pubblici del post terremoto)

Pertanto a partire dalla data odierna proclamano lo sciopero di tutte le Maestranze con relativo blocco di ogni attività fino al giorno 2 dicembre, data in cui i vertici nazionali sindacali e Direzione Italcementi si rivedranno per la discussione di merito del Piano Industriale.

Nel caso in cui non ci sarà il rispetto dell’attuale Piano siglato nel 2013, i lavoratori decideranno altre forme di protesta a salvaguardia dei posti di lavoro e del futuro delle proprie famiglie.

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  • Queste sono le multinazionali: prima sfruttano i territori e poi danno il benservito licenziando il personale e lasciando scatole vuote. Prima di dare i soldi a queste pseudoaziende bisognerebbe mettere una clausola di restituzione di quanto viene dato loro in caso di forfait.Lo fanno tutti i paesi europei tranne il nostro.

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