Bruxelles colpita a morte, il racconto di  Cosimo Risi

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attentato_BruxellesHo trascorso a Bruxelles buona parte della mia carriera professionale. Bruxelles ha visto crescere mio figlio e nascere mia figlia. Je suis bruxellois da sempre. Non m’intriga la retorica sulla capitale europea algida e distante, un affare interno dei Belgi, un popolo composito in un paese composito che non ritrova la via dell’unità se non nelle sciagure. Bruxelles è per milioni di europei il non luogo geografico e insieme il centro politico di quello che l’Europa è e rappresenta nel mondo: NATO e Unione europea.

Il Belgio è le plat pays (il paese piatto) di Jacques Brel che da belga si fece francese, il Belgio è la patria di Georges Simenon che da belga si fece francese, ambedue accreditando a livello artistico quanto si ripete oggi nei commentari: essere il Belgio un’appendice della Francia.

Negli anni ottanta quando ci arrivai per la prima volta, Bruxelles era piccola e provinciale. I ristoranti servivano fino alle 21. Bruxelles era attenta ai piccoli obblighi, rigida nel farli rispettare agli stranieri. Sostavo con l’auto in uno  spazio inappropriato davanti all’asilo di mio figlio in attesa che uscisse. Una pattuglia  della polizia mi si accosta e il poliziotto mi arringa “con la faccia feroce”. Non mi ferma né mi multa solo perché sono protetto dall’immunità diplomatica.

Negli anni novanta i quartieri che prima erano etnici, e cioè di italiani e spagnoli e portoghesi, che vendevano prodotti etnici come la mozzarella, il baccalà, le alici, si orientalizzarono. Arrivarono i turchi e i maghrebini. Cominciarono i furti nelle case, compreso quello con scasso in un altro mio appartamento. Sono gli zingari, la sentenza del poliziotto che si disse impotente di fronte al dilagare di una criminalità nuova per la placida popolazione belga.

Negli anni duemila, a ridosso dei quartieri centrali e non in remote periferie, la maggioranza è araba, le donne allo studio e al lavoro, gli uomini a bighellonare in cerca di occasioni. Fioccano le aggressioni per strada e gli scippi. Sono gli arabi, sentenzia il poliziotto, domani troverete i documenti dietro al Palazzo di Giustizia. E qui si afferra il paradosso di quella che nel frattempo i Trattati UE hanno sancito essere la sede delle istituzioni europee: il palazzo di giustizia è il ricettacolo delle refurtive. Proprio dietro all’austero palazzo neoclassico fiorisce la più classica casbah: una cittadina nella città.

Molenbeek è nome divenuto tristemente  familiare prima ai brussellesi bene, quelli che abitano i comuni bene, ora lo è anche ai non brussellesi, semmai col nome storpiato in Molenbeekstan. Un Comune non più appartenente alla Regione di Bruxelles Capitale ma un’appendice del Mashrak e del Maghreb. Uno spazio extra ordinem dove non si sa se si applica il diritto europeo o la sharia’a (il diritto islamico).

Di Cosimo Risi

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