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Salerno, ex Amato: nessuna comunicazione ufficiale da Di Martino

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La pasta che Di Martino sta producendo nello stabilimento salernitano che fu della famiglia Amato è di ottima qualità, se è vero che in massima parte è destinata al mercato estero, dove la competizione è forte così come l’esigenza di una qualità elevata del prodotto. Il pastaio di Gragnano non ha problemi a destreggiarsi nel contesto nazionale ed internazionale eppure per l’opificio ex Amato di Salerno al di là delle intenzioni verbali non ha ancora prodotto un piano industriale ed occupazionale che dia garanzie alle centinaia di lavoratori del bacino ex Amato. Per ora al lavoro ci sono 26 operai, con contratti di durata variabile da tre a sei mesi.

I nuovi proprietari stanno sperimentando un metodo di produzione in parte nuovo, ma molto efficace in termini di quantità e qualità. Da alcune indiscrezioni, pare che i Di Martino siano intenzionati ad assumere almeno altri sessanta lavoratori e che li possano pescare tra i dipendenti ex Amato, ma finora nulla è stato messo nero su bianco. La proprietà sembra intenzionata a potenziare ulteriormente i volumi di pasta prodotta, ampliando la gamma di formati e creando una linea food di quarta gamma in grado di sfondare in Italia e all’estero: quindi sughi pronti, piatti precotti e comunque complementare alla pasta di qualità. Questo farebbe essere ottimisti sulle prospettive occupazionali, ma è anche vero che è passato oltre un mese dalla firma del contratto di acquisto del pastificio: un limbo che somiglia ad una fase di studio sulle potenzialità degli impianti e sulle capacità produttive anche del capitale umano prima di mettere assunzioni e piano industriale nero su bianco.

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