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Inclusione, piano reinserimento detenuti. Caldoro: “Misura utile e concreta”

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L’Assessorato regionale all’Assistenza sociale, guidato da Ermanno Russo, ha stanziato cinque milioni di euro per consentire il reinserimento sociale di 1500 detenuti tra adulti, minori e militari, con percorsi formativi direttamente nelle carceri per favorire il conseguimento di una qualifica professionale e per accumulare crediti da poter “spendere” in futuri corsi di formazione.

La somma, derivante dalla riprogrammazione delle risorse comunitarie del Fondo Sociale Europeo (FSE), servirà a far fronte al fabbisogno formativo indicato dai direttori dei Penitenziari.

Per la prima volta in Campania, si interviene con un piano che coinvolge in attività di reinserimento sociale tutti gli Istituti di Pena: sono previsti 147 interventi, tra le 60 e le 600 ore. Di questi 123 risultano rivolti all’area adulti, 19 a quella minorile e 5 ai detenuti del carcere militare.

In totale saranno formate circa 1500 persone, così divise: 1340 adulti, 100 minori e 44 militari. L’unico precedente in regione per attività di questo tipo risale al 2009, quando ad essere formati, in via sperimentale, furono 240 detenuti per un investimento complessivo di 700 mila euro, utili a finanziare in totale 26 corsi.

“Siamo già nella fase della progettazione esecutiva. L’obiettivo finale del percorso messo in campo in questi mesi – sottolinea l’assessore Ermanno Russo – è il reinserimento sociale della persona reclusa, che potrà contare, grazie ad un intervento programmato e studiato nei minimi dettagli con i direttori delle carceri, su una qualifica finita o su un credito spendibile all’interno della società e del mercato del lavoro.

“Favorire dinamiche di questo tipo, riducendo il rischio di rientro nel circuito dell’illegalità, è alla base di quel welfare produttivo e non più residuale e riparativo che la Giunta Caldoro ha inteso promuovere sin dal suo insediamento, mettendo a punto un Piano per la governance dei servizi alla persona, di cui questa misura è parte integrante”, conclude l’assessore.

Per creare figure professionali all’interno delle carceri, in grado poi di potersi rapportare concretamente con il mercato del lavoro, i responsabili dei Penitenziari hanno comunicato alla Regione il proprio fabbisogno formativo, scegliendo poi, da un catalogo aggiornato di recente, il corso più adatto alle esigenze dei detenuti disponibili a formarsi.

 

Gli interventi sono stati vagliati ad uno ad uno da uno specifico Comitato di pilotaggio, costituito, oltre che da dirigenti regionali, dal Provveditorato della Campania del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, dal Centro di Giustizia minorile campano e dal Garante dei Detenuti della Campania.

 

I corsi sono stati scelti dai Direttori delle carceri. Tra le qualifiche previste per i detenuti adulti, a Bellizzi (Avellino) e Carinola (Caserta) quella di “addetto alla lavorazione artistica di pelli e cuoio”, al carcere femminile di Pozzuoli quella di “addetto all’attività manutentiva di spazi verdi”, a Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino) quella di “istruttore operativo di sala e personal trainer”.

 

Quanto all’area dei minori, 600 ore di formazione consentiranno di conseguire la qualifica di “addetto alla panificazione ad Airola (Benevento), così come a Nisida (Napoli), dove sono previste altre due qualifiche, quella di “pizzaiolo” e di “artigiano del presepe”.

 

Per i detenuti del carcere militare le qualifiche saranno di “addetto alla panificazione” e di “impiantista termoidraulico”.

 

Tutti i dettagli sono reperibili sul Burc del 31 marzo scorso, alla voce decreti dirigenziali (DD n.283 del 2014, sezione “Politiche sociali”).

 

“Una misura utile e concreta.”

 

Così il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro sul provvedimento.

 

“La formazione di qualità rappresenta una occasione per tutti. L’assessore Russo, d’intesa con gli esperti del settore, ha individuato un percorso virtuoso. In linea con le scelte fatte in questi anni dalla Giunta e con gli stimoli che da più parti, dalla Chiesa alle parti sociali fino all’associazionismo, arrivano alle Istituzioni”, conclude il presidente.

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