Il Coni sceglie il carcere di Secondigliano come struttura pilota. Anche Salerno nel progetto

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carcereIl ministero della Giustizia e il Coni hanno scelto il carcere di Secondigliano come struttura pilota per l’attività sportiva svolta negli istituti penitenziari. In Campania questo tipo di attività viene svolta da anni con numeri importanti: sono già otto gli istituti coinvolti (quattro a Napoli, due ad Avellino e due a Salerno) e altre cinque strutture sono state individuate per avviare l’attività nei prossimi mesi (una ad Avellino, tre a Caserta e una a Salerno). In totale, sono oltre trecento i detenuti che stanno svolgendo attività sportiva nelle carceri, grazie all’impegno degli istruttori volontari che il Coni ha destinato a questo progetto. E il numero è destinato a salire.

“Il progetto ha riscosso consensi tra i detenuti delle carceri campane coinvolte –  spiega il responsabile del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di Napoli, Claudio Flores -. Purtroppo i fondi che il ministero ci mette a disposizione sono molto limitati ma facciamo tutto il possibile per portarlo avanti, grazie all’impegno del Coni, che ci affianca. Con maggiori fondi, che proveremo a reperire, potremmo migliorare le strutture destinate allo sport e coinvolgere un numero sempre maggiore di detenuti”. L’importanza di quest’attività, anche per il reinserimento sociale dei detenuti, è stata sottolineata dal presidente del Coni Campania, Cosimo Sibilia: “La Campania è una regione pilota per questo progetto. Prima che a livello nazionale si iniziasse a programmare l’attività sportiva negli istituti penitenziari, infatti, in Campania diverse strutture già la svolgevano grazie all’impegno del Coni, che ha messo a disposizione i tecnici volontari, che svolgono attività gratuitamente, e diverse attrezzature. Il Coni nazionale ha appoggiato il nostro progetto, ampliandolo fuori regione. Il prossimo obiettivo è di poter portare alcuni di questi detenuti a svolgere attività anche fuori dagli istituti carcerari”.

Una strada affascinante, che in alcuni casi è stata già tentata. Nell’istituto di Lauro, infatti, si è svolta lo scorso anno, in esterna, una partita tra detenuti e rappresentanti delle forze dell’ordine, vinta dai primi. È stata discussa, nel corso dell’incontro, anche l’idea di svolgere dei corsi di formazione per istruttori di primo livello all’interno delle strutture, per dare ai detenuti un titolo per il loro reinserimento sociale dopo la scarcerazione. Un’ipotesi suggestiva la cui fattibilità sarà verificata nelle prossime settimane dal Coni e dalle altre istituzioni coinvolte.

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