Il Presidente della Fondazione Ravello, Renato Brunetta, sulla morte dello scultore Igor Mitoraj

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igor_mitoraj_brunetta_ravelloÈ morto a Parigi lo sculture Igor Mitoraj. Lo si è appreso a Pietrasanta, la cittadina toscana dove l’artista di origine polacca risiedeva da tempo, alternando le sue permanenze nella capitale francese, e dove possedeva uno studio. Nato a Oederamn nel 1944, di madre polacca e padre francese, Mitoraj studiò all’École National Supérieur des Beaux-Arts. Nel 2012 è stato protagonista del Ravello Festival con una sua personale dedicata al tema della Memoria.

Quando, tre anni fa, decisi di chiedere a Igor Mitoraj di lanciarsi al fianco della Fondazione Ravello nel progetto di una mostra che desse forza ulteriore al Festival, ampliandone la fama ed il prestigio anche nell’ambito delle arti visive, lui non ci pensò su che una mezz’ora. Il tempo di una cena insieme. Poi disse di sì, e regalò alla Fondazione che presiedo una personale che si rivelò un gioiello di eleganza, potenza e suggestione.

Le sue statue maestose, aeree a dispetto delle dimensioni, invasero Ravello – dalla piazza Duomo all’Auditorium Niemeyer passando per Villa Rufolo – diventando un elemento di fascino in più per i tanti turisti e per i visitatori del Festival.

Le incredibili figure alate, i busti possenti, le teste in bronzo e le creature straordinarie senza età ricavate dalla mano dell’artista avevano la capacità di soggiogare lo spettatore, ma non di inibirne il piacere e la fantasia. Il tratto di Mitoraj, cioè, apriva la mente all’immaginazione, con sorprendente freschezza, senza intellettualismi eppure con un’originalità raffinata.

Mitoraj fu, nel 2012, il testimonial più illustre di un Festival dedicato al tema della Memoria. La memoria come strumento di riappropriazione culturale, presupposto indispensabile di ogni nuova conquista. E l’immersione nel mito, stimolata da Mitoraj, rappresentò appunto, a Ravello, un ponte tra passato e presente di straordinaria efficacia.

Di lui conservo un ricordo personale indissolubile da quello del grande scultore, eclettico e insieme rigoroso: nel suo innamoramento per Ravello e per i suoi spazi azzurri si compiva, infatti, la missione dell’artista di successo, grande comunicatore, e quella dell’amico, al quale la Fondazione Ravello rivolge, oggi, un saluto carico di affetto e di gratitudine”.

Renato Brunetta

Presidente Fondazione Ravello

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