Anche i balneari Campani chiedono al governo una riforma del settore

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balneari_spiaggia_stabilimenti_SIBAnche i rappresentanti dei lidi della Campania hanno aderito alla petizione nazionale del Sindacato italiano balneari per chiedere al Governo una riforma organica della materia, ormai non più differibile, che sia in grado come spiega anche il presidente regionale dei balneari Marcello Giocondo “di tutelare con chiarezza la buona fede di chi ha avuto fiducia nelle leggi dello Stato, di evitare una confisca ingiusta delle aziende di cui siamo titolari, foriera di gravissime ripercussioni sociali sulle famiglie oltre che di un colossale contenzioso e di assicurare la continuità delle nostre imprese e del nostro lavoro, valorizzando un importante sistema produttivo italiano”.

La petizione coinvolge in Italia circa 30mila imprese tra stabilimenti balneari, camping, alberghi e ristoranti con oltre 100mila addetti diretti che operano su porzioni di demanio marittimo loro concesso dalle autorità competenti, con legittimi provvedimenti amministrativi adottati nel pieno rispetto della normativa vigente.

Premessa fondamentale della richiesta degli imprenditori aderenti al Sib è infatti che la balneazione attrezzata italiana è costituita prevalentemente da piccole imprese familiari, molte delle quali diverse sorte sin dall’Ottocento, in grado grazie al rapporto personale tra gestore e cliente di garantire l’eccellenza del servizio e la fidelizzazione della clientela divenendo un elemento cruciale per il turismo ed una manifestazione dell’identità del Paese.

“Il sistema turistico balneare versa, purtroppo da alcuni anni”, ha spiegato quindi Giocondo, “in uno stato di profonda incertezza e di precarietà, con conseguente pericolosa paralisi degli investimenti a causa dell’eliminazione, su impulso dell’Unione europea e mediante la legge 26 febbraio 2010 n. 25, del rinnovo delle concessioni amministrative che era alla base di questo peculiare e strategico “prodotto italiano”. La Campania, che del turismo balneare può e deve vivere, non poteva quindi sottrarsi a questa battaglia per un futuro migliore della categoria e, quindi, dell’offerta turistica”.

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