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Sanità: Regioni, basta esenzioni ticket a 65 anni

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Togliere l’attuale esenzione dal pagamento dei ticket sanitari al compimento dei 65 anni e prevederla solo per anziani con pensioni sociali, patologie gravi, per chi è disoccupato o per le famiglie numerose: è la proposta delle Regioni secondo quanto ha detto all’ANSA il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, Luca Coletto.

“Le aspettative di vita sono aumentate – ragiona il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, Luca Coletto – e si va in pensione più tardi; dunque non ha senso dare esenzioni a persone non afflitte da gravi patologie. Al tempo stesso ha più senso prevedere esenzioni per chi è disoccupato o a chi vive con una pensione sociale, o a chi mantiene una famiglia numerosa oppure mantiene la famiglia ed ha uno stipendio basso. Non si toglie nulla a nessuno ma si sposta l’attenzione verso chi ne ha più bisogno.

Questa è la proposta messa a punto dalle Regioni, tiene conto delle nuove povertà causate anche dalla lunga crisi. Speriamo di parlarne presto con il ministro della Salute: già venerdì, nel corso dell’incontro previsto al ministero, una informativa sarebbe auspicabile”, spiega Coletto. “I nostri sono indirizzi – conclude Coletto – ma è il ministero della Salute poi a doverli recepire. Per ora non sappiamo cosa ne pensi il ministero. Le Regioni possono poi ampliare i criteri base, ma questi devono essere definiti dal ministero”. Ad oggi per ottenere l’esenzione bisogna avere compiuto 65 anni e avere un reddito complessivo non superiore a 36.151,98 euro annui.

SPECIALIZZANDI. Arrivano novità sul fronte delle specializzazioni in medicina: le Regioni vogliono renderle più semplici e pagare loro stesse gli specializzandi, prevedendo più ore in reparto e meno di didattica. Lo ha detto il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, Luca Coletto, all’ANSA. Se ne parlerà in un incontro previsto venerdì al ministero.

“Oggi formiamo i medici ma non li specializziamo – spiega l’assessore Coletto – Proponiamo che il medico laureato e abilitato possa accedere alla specializzazione nel reparto, seguito dal primario e prosegua la didattica presso l’università. Insomma, vogliamo che acceda alla specializzazione appena laureato per evitare di avere, come oggi, 5 mila medici che non hanno accesso alle scuole di specializzazione”.

L’assessore spiega che le Regioni sarebbero pronte ad assumere questi specializzandi, sgravando di costi lo Stato. “In Italia da una parte c’e’ una carenza di medici che importiamo – osserva Coletto – dall’altra si laureano ogni anno 10 mila giovani ma solo 5 mila accedono alle borse di studio specialistiche. Vogliamo una sorta di ritorno al passato, non ha senso far arrivare e pagare medici dall’estero e non specializzare i nostri giovani, che finiscono per completare gli studi intorno ai 30 anni, contro i 27 degli altri Paesi”.

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