Corruzione: Palma,con inasprimento pene effetti su l.Severino

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francesco-nitto-palmaCon l’inasprimento delle pene previsto negli emendamenti presentati dal relatore Nico D’Ascola al testo anticorruzione c’è il rischio che si debba rimettere mano alla legge Severino. A sollevare la questione è il presidente della commissione Giustizia Francesco

Nitto Palma che auspica un esame del provvedimento del ddl anticorruzione in senso più organico e sistematico di quanto si starebbe profilando.

“Il diritto con gli spot propagandistici – sottolinea l’esponente di FI – non ha infatti un grande feeling…”. L’aumento delle pene minime proposto con gli emendamenti del relatore, secondo Palma, rischierebbe di “far scattare l’interdizione dai pubblici uffici” prevista nell’articolo 317 bis del codice penale “anche per reati minori come ad esempio la corruzione per soli 1.000 euro…”.

“La corruzione in Italia infatti – osserva il parlamentare – è per lo più una corruzione stracciona, di pochi soldi, 1.000, 10.000 euro, e quindi ogni modifica delle pene e delle norme andrebbe considerata in modo più sistematico, valutando il quadro nel suo insieme, per evitare che per reati di lieve entità scattino misure abnormi come l’interdizione perpetua dai pubblici uffici”.

Il rischio che si debba rimettere mano alla legge Severino per rendere la materia più organica esisterebbe anche secondo il relatore D’Ascola (Ncd). E il tema, spiega al termine della seduta di commissione il senatore di Ncd, “potrebbe essere oggetto di valutazione in sede di esame dei subemendamenti” il cui termine per la presentazione è stato fissato a giovedì prossimo.

“Un aumento delle pene, soprattutto per quanto riguarda le minime, infatti – aggiunge – potrebbe rendere più rigida la legge Severino”. Una legge di cui si sta tornando a parlare in questi giorni in seguito alla vittoria delle primarie del Pd per la regione Campania di Vincenzo De Luca, condannato in primo grado per abuso d’ufficio, che rischierebbe, nel caso di sua elezione a governatore, di vedersi sospendere l’incarico proprio a causa della normativa approvata durante il governo Monti.

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