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Inchiesta Ischia, D’Alema: «Sono offeso e indignato»

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“A me non viene contestato nulla. Sono stato messo in mezzo quando non c’entro nulla con questa vicenda”. Lo ha detto Massimo D’Alema a Salerno, a margine di un convegno, riferendosi all’inchiesta che vede coinvolti, tra gli altri, il sindaco di Ischia.

Se a me – rimarca D’Alema all’ANSA – venisse contestato di aver compiuto un reato andrei dal magistrato e mi difenderei. Non ho fatto nulla e non capisco perché una persona, per vicende totalmente estranee e totalmente legittime, viene chiamata in causa semplicemente per ferirne l’onorabilità. In un paese civile non è accettabile”.

“Il fatto del vino – aggiunge D’Alema – non c’entra nulla con l’inchiesta di cui si tratta. La mia famiglia produce vino, tra l’altro ottimo, e la domanda è ben superiore all’offerta. Non abbiamo dunque alcun problema in questo senso”. “In ogni caso, cosa c’entra questo con la metanizzazione di cui si occupa l’inchiesta? Che rapporto c’è tra i reati di cui si parla e il fatto che io possa avere rapporti con le persone, possa aiutare mia moglie a vendere il vino? Questo – conclude D’Alema – fa parte della vita normale delle persone, mica è un reato”.

“Sono offeso e indignato per essere stato chiamato in causa in una vicenda nella quale sono del tutto estraneo. La giustizia non può avere come fine quello di sputtanare le persone, ma deve avere come fine la ricerca dei responsabili dei reati.  Non c’entra nulla la mia vicenda con quella del ministro Lupi. Non sono un ministro, non sono un deputato, non ho commesso reati. Non vi è, infatti, nessuna intercettazione tra me e i dirigenti di questa cooperativa con cui avevo un rapporto normale come con altre migliaia di persone. Non ho nessun incarico istituzionale di alcun genere.  Non capisco perché un cittadino normale, che non ha nessun ruolo istituzionale, possa essere perseguitato in questo modo. Questo può capitare a tutti ed è piuttosto sgradevole”.

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