Università: Seminario Un anno di diritto all’oblio

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universita_di_salernoEsattamente un anno fa, la Corte di Giustizia dell’Unione europea, con una sentenza destinata a incidere profondamente sugli equilibri di internet, ha stabilito il diritto all’oblio degli utenti delle reti telematiche.

Ma che cos’è il diritto all’oblio? È il diritto riconosciuto ai cittadini che vieta ai mezzi di informazione di riportare alla ribalta notizie che, dopo un certo lasso di tempo, non rispondono più alle esigenze informative del pubblico. Si pensi, ad esempio, alle vicende giudiziarie di una persona, la cui immagine non può essere perennemente associata ad un errore legato ad un tempo non più attuale. Prima dell’avvento di internet, ricostruire il passato di una persona era certamente più complesso. Oggi, i motori di ricerca consentono di reperire, in pochi secondi, una gamma molto ampia di informazioni, non sempre classificate secondo parametri cronologici.

Per rispondere alle esigenze di riservatezza e per evitare forme di discriminazione e di stigmatizzazione sociale, la Corte di Giustizia ha stabilito il diritto degli utenti a ottenere la deindicizzazione dai motori di ricerca per tutte le notizie non più attuali, che potrebbero arrecare pregiudizio all’immagine e alla reputazione di una persona. Il diritto, quindi, a che Google non . Una scelta, però, che rischia di scontrarsi con il diritto della collettività a ottenere informazioni complete e che, inevitabilmente, evidenzia equilibri precari e complessi.

Di questi temi si parlerà venerdì 15 maggio, alle ore 15, presso l’Aula Verde del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Salerno, nel corso del seminario “Un anno di diritto all’oblio”, organizzato dal Laboratorio In.Di.Co. (Informazione Diritto Comunicazione), diretto dal prof. Salvatore Sica. Interverranno, oltre allo stesso Sica, il prof. Giovanni Maria Riccio, titolare della cattedra di Diritto comparato ed europeo della comunicazione, il prof. Manuel David Masseno, del Politecnico di Beja, l’avv. Michela Massimi, del Garante per la protezione dei dati personali, e il dott. Giorgio Giannone Codiglione.

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