La riforma delle pensioni – parte quarta (di Angelo Giubileo)

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angelo_giubileo_2Quali sono gli spazi di manovra riservati o che, molti auspicano, siano riservati in sede Ue al governo al fine di reintrodurre, mediante un sistema di “flessibilità sostenibile”, un nuovo regime di “opzione” di “uscita” dal lavoro e accesso “anticipato” alla pensione (almeno 62/63 anni di età e 35 anni di contribuzione)?

A tal fine, occorre prendere in esame il DEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria 2014-2016) attuale, e in particolare gli aggiustamenti di bilancio nell’ordine di maggiori oneri di spesa, derivanti dall’applicazione della legge 147/2014 in materia di “esodati” e relativa previsione di nuove “salvaguardie”. In breve, in base alla legge è previsto: “maggiori oneri di 74mln nel 2014, 218 nel 2015; 378 nel 2016, 422 nel 2017, 518 nel 2018, 246 mln nel 2019, 128 mln nel 2020, 49 mln nel 2021 e 4 mln nel 2022 coperti integralmente dalla rimodulazione di altre categorie di lavoratori salvaguardati e per taluni anni mediante riduzione del Fondo per l’occupazione e la formazione“.

La presente variazione finisce con il rendere poco congrua anche la proposta del Sottosegretario Pier Paolo Baretta: “Anzitutto i calcoli finora fatti sulla base delle diverse proposte, ultimo della serie quello collegato alla proposta del presidente dell’Inps, Tito Boeri, scontano un’uscita contemporanea nel primo anno di tutti i soggetti potenzialmente interessati. Ma questo è praticamente impossibile”. Inoltre, prosegue: “Con la flessibilità (in uscita) il problema (degli esodati) sarebbe stato di dimensioni molto più contenute. Per non parlare del ricorso alla Cig (Cassa Integrazione Guadagni). Con il ricorso all’uscita anticipata seppure con assegni ridotti l’uso di questo strumento si ridurrebbe automaticamente”. E infine: “Questo sistema può essere accompagnato dal principio del prestito pensionistico al quale ha fatto riferimento più volte il ministro Giuliano Poletti, che può essere anche alternativo alla penalizzazione”.

In effetti, la proposta di “flessibilità in uscita dal lavoro e accesso anticipato alla pensione”, allo stato dell’arte, sarebbe compensata dal governo (o almeno secondo una parte senz’altro molto rappresentativa di esso) attraverso minori uscite, riteniamo già impegnate, per “esodati” e “Cig” ed una forma di prestito anticipato sull’assegno di pensione, che lo stesso pensionato dovrà poi scontare sullo stesso assegno, alternativa alla penalizzazione.

Quindi, alcun impegno per nuovi investimenti e la creazione effettiva di nuova occupazione. Pur ritenendo giusta l’applicazione di una misura di prelievo, in forma di contribuzione, sulle pensioni alte e – semplificando, potremmo definirle – poco “contributive”, riteniamo anche che, in assenza di un aumento reale dei tassi di occupazione, oggi sia rischioso introdurre misure in grado d’indebolire l’equilibrio finanziario raggiunto dall’attuale sistema pensionistico.

 

  (quarta parte – fine)

Angelo Giubileo

 

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