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Un pensiero “ardito” ma non troppo… Ignazio Marino, il sindaco nel vuoto di una presenza (di Tony Ardito)

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La querelle sul viaggio del sindaco della capitale, Ignazio Marino, ultima che lo vede protagonista, è diventata un argomento che ha occupato ampi spazi e salotti televisivi, pagine dei giornali e distratto molto l’interesse generale da cose, probabilmente, più serie e meritevoli. Persino papa Francesco, di ritorno dagli Stati Uniti, ha ritenuto di bollare la questione che lo ha, evidentemente, infastidito. “… Non l’ho invitato io!”

A rincarare, seppur in modo assai capzioso, ci ha pensato la trasmissione di Radio24, “La zanzara”, durante la quale un finto presidente del Consiglio ingannava, telefonicamente, monsignor Vincenzo Paglia che, confidenzialmente, gli partecipava, quindi, i non entusiastici umori vaticani sul fatto. Repentino e diplomatico, padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, provvedeva, poi, a distinguere e chiarire.

Al netto delle ragioni, vere o fittizie, che sottendono la o le vicende, c’è un qualcosa che va oltre Roma stessa. Riguarda, a mio avviso, l’immagine complessiva del Paese ed il suo prestigio, di cui la nostra rappresentanza dovrebbe sempre, sempre tener conto, in particolare all’estero.

Marino, non sta certo registrando simpatie, consensi o solidarietà particolari: da “mafia-capitale”, al “funerale Casamonica”; dalle posizioni assunte dal Governo, con i superpoteri conferiti al prefetto, Franco Gabrieli, segnatamente in previsione dell’imminente Giubileo, al viaggio a Filadelfia; passando, ad esempio, per il caos dei trasporti e così via.

Ci sarebbe da chiedersi, pure, come il PD guidato dal segretario-presidente, Matteo Renzi, e dal presidente-commissario, Matteo Orfini, di cui il sindaco è espressione, sta affrontando e con quali risultati, le molteplici problematiche del partito romano, ad esito dei tanti spiacevoli accadimenti e non solo.

Allo stato, non credo sia in discussione la integrità del professor Marino, ma ritengo si ponga, immanente, un problema di adeguatezza e di tenuta della figura politica, fortemente indebolita.

Sarebbe ragionevole se, ancorché il primo cittadino stesso, fossero i singoli schieramenti che compongono la sua maggioranza, a dover operare scelte nette, chiare e necessarie. Staccare, coraggiosamente, la spina e restituire ai cittadini di Roma il sacrosanto diritto-dovere di esprimersi, contingenze nonostante ed a prescindere? O, invece, sostenere l’amministrazione con poderose iniezioni di fiducia ed inequivocabile supporto al suo operato – pur da rimodulare – prevenendo ed evitando il tessere di qualche maldestra trama di palazzo ordita, forse forse, ad hoc?

Speriamo non bisogni affidare ai posteri l’ardua sentenza.

 

 editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista opinare

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