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Universitaria investita ed uccisa a Fisciano, autista condannato a 4 anni e 8 mesi

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È stato condannato a quattro anni ed otto mesi di reclusione Pietro Bottiglieri, l’autista della sita che il 24 novembre dello scorso anno, al terminal del campus universitario di Fisciano, travolse ed uccise Francesca Bilotti, studentessa di Giffoni Valle Piana. A condannarlo, oggi, è stato il Giudice dell’udienza Preliminare presso il Tribunale di Nocera Inferiore, la Dott.ssa Giovanna Pacifico, all’esito della camera di consiglio. Il pm della Procura di Nocera Inferiore, Amedeo Sessa, titolare dell’inchiesta, con l’ausilio dell’ingegnere della Motorizzazione civile, ha ricostruito, di fatto, sul posto la scena del drammatico sinistro, ipotizzando la piena responsabilità dell’autista rispetto all’accaduto.

Pietro Bottiglieri, secondo l’accusa, avrebbe avuto margini per accorgersi della presenza della ragazza. Vi fu, quindi, negligenza da parte dell’autista. Disposto anche un risarcimento danni per la famiglia della studentessa, difesa dall’avvocato Michele Tedesco.  “Nulla potrà riportare in vita una giovane donna che stava affrontando il suo futuro universitario, ma almeno la giustizia è stata fatta in tempi rapidi. A distanza di un anno dalla morte di Francesca, – conclude l’avvocato – si è avuta la sentenza di primo grado. Questo è il primo segnale che uno Stato serio poteva dare e che ha dato”.

Questa parte della sentenza: «L’imputato alla guida dell’autobus, faceva ingresso nel terminal dell’Università degli studi di Salerno, impegnando l’accesso all’uopo previsto, ma doveva fermarsi per la precedenza in loco di altro autobus. Durante la breve sosta, effettuata con le ruote sterzate a destra, la Bilotti transitava in loco e, dopo aver costeggiato il mezzo pesante, continuava il suo cammino. Appena l’autobus che precedeva quello condotto dall’imputato liberava l’area, questi ripartiva senza avvedersi della presenza in loco della vittima che veniva prima urtata al capo dalla parte anteriore destra dell’autobus e successivamente, caduta al suolo, veniva arrotata dalla ruota posteriore destra del medesimo autoveicolo. A seguito delle lesioni riportate decedeva sul posto. Tale comportamento denotava, oltre a negligenza nella condotta di guida del mezzo pesante, anche violazione all’art. 141 c.d.s. nella parte in cui prevede, per i conducenti, l’obbligo di evitare ogni pericolo per le persone e di compiere tutte le manovre necessarie in condizioni di sicurezza».

Francesca_Bilotti
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