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Un pensiero “ardito” ma non troppo… Se Francesco cacciasse i mercanti dal tempio (di Tony Ardito)

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Da diverso tempo, con una cadenza scientifica, il Santo Padre, è sotto attacco. Non passa settimana che, dalla Città del Vaticano, non trapelino notizie o dossier “top secret”, non emergano scandali o episodi clamorosi, non si manifesti, dunque, una qualche malefica ingerenza, semmai, ordita dal dio del potere, o da quello del danaro.

Tutte le strutture governate dall’uomo subiscono, immancabilmente, il condizionamento della sua indole e delle sue azioni, ma se ciò e causato da coloro che dovrebbero, invece, praticare e divulgare il perfetto contrario, il corto circuito è inevitabile.

Da un lato, ci sono i temi alti, riferiti alla persona umana, su cui la “Ecclesia” è storicamente chiamata a svolgere la sua fondamentale funzione di guida; dall’altro, gli argomenti beceri, siano essi afferenti alle inclinazioni, ai vizi, o agli “interessi” di ogni genere. La Chiesa si fonda su valori universali e detta principi etici, gli uni e gli altri, ispirati e protesi ad un unico sentimento: l’Amore. Nell’affarismo, negli eccessi, nelle digressioni dell’essere, quel sentimento non c’è, né potrà mai esserci.

Che Jorge Mario Bergoglio, all’indomani della sua elezione a successore di Pietro, si rivelasse un Pontefice diverso ed a suo modo “rivoluzionario”, lo abbiamo inteso da subito. Egli, in aggiunta a tanto altro, ha, anche, determinato una tangibile discontinuità con talune “liturgie” del passato. Ha contrastato la ingerenza delle caste ed ha provato a limitare, a cominciare da sé, i non pochi privilegi, dando esempio di sobrietà, limpidezza e concretezza.

Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, nel commentare le ultime, dolorose vicende, ha tenuto a rimarcare che il Santo Padre “non è assolutamente solo…” e, ritengo, che l’intero popolo di Cristo ne voglia essere persuaso.
Ieri, come oggi, una lobby, sia essa dal colletto bianco o dallo zucchetto porpora, non può, per nulla, compromettere, il valore del sacrificio che, in 2000 anni, un gran numero di fedeli, di religiosi e, soprattutto, di martiri, hanno compiuto e, ancora oggi, compiono per testimoniare il proprio Credo.

Tale e tali corporazioni, non solo non possono avere alcuna ragion d’essere nella casa di Dio, ma non dovrebbero, neppure, riuscire ad esercitare condizionamenti di sorta.
Bisognerebbe, quindi, avere il coraggio di fare pulizia, ove necessario, di “cacciare i mercanti dal tempio”, cosa che, se avvenisse, lenirebbe delusioni ed amarezze e darebbe ordine.

Fuor di retorica, papa Bergoglio è, di certo, una persona straordinaria; oltre che per la disarmante profondità, piace, anche perché, sotto quell’abito bianco, continua ad essere ed a comportarsi in modo, assolutamente, normale. Non ha mai smesso di sentirsi un sacerdote di frontiera e dedicarsi, in primis, agli ultimi. Voglio sperare che non sia questo il suo problema.

Se, come ha affermato lo stesso Pontefice, “un credente non può parlare di povertà e vivere come un faraone”, sarebbe ora che le opulenze, di cui si ammantano taluni prelati, cessassero una volta per tutte, affinché ciascuno possa, invece, dedicarsi alla propria, prioritaria missione: essere a servizio del Signore e della Chiesa e porsi alla obbedienza del Papa; ancorché limitarsi alla professione, farsi esempio di Carità e Amore.

editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista

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