Tutto parte da un sogno del protagonista che si svolge nell’‘atrio del duomo di Salerno durante l’alzata del panno di S. Matteo che precede di un mese la festa del 21 settembre.
In quel sogno S. Matteo appare a Nicky (il protagonista del romanzo) e gli ordina perentorio di levargli i “paccar’r’ faccia”.
La domanda che ossessiona il protagonista è come mai a S. Matteo, il primo dei quattro evangelisti, non gli era stato dedicato un culto come quello di San Giacomo pur essendo stato come questi uno dei dodici apostoli? Come si poteva spiegare che, mentre a Santiago di Compostela da più di mille anni pellegrini di tutto il mondo vanno in pellegrinaggio sulla tomba del santo apostolo di San Matteo ci si ricordava solo durante la festa patronale? Quindi, il perché Salerno non è Compostela è il leit motiv che caratterizza il primo romanzo e che vuole provare a individuare le ragioni che hanno ostacolato questa città bellissima a diventare meta anche di un turismo spirituale per essere custode delle spoglie di S. Matteo.
Da qui tanti colpi di scena una, spy story incalzante ed emozionante portano i protagonisti a raccogliere testimonianze, a visitare luoghi, a vivere palpitanti atmosfere, a correre pericoli fino a trovare una possibile risposta che li porterà a riscoprire il cammino perduto e che è il soggetto della stesura del secondo romanzo, affinché nulla resti incompiuto.
Difatti i protagonisti ritrovano un cammino che il Granese cristallizza così “…se il cammino per Santiago de Compostela è stato definito il cammino della luce quello che porta da Velia a Salerno, sulle orme della traslazione dovrà essere chiamato dell’amore perché solo un atto d’amore che abbraccia in sè fede e giustizia, e non un indicazione storica geografica , ha ispirato , guidato e gli ha fatto “seguire ” il cammino “suo” e degli amici”
“Salerno… il cammino ritrovato” verrà presentato il giorno 13 novembre alle ore 18 nell’atrio del duomo di Salerno. Siamo ora in compagnia di Vicente Barra uno degli autori con il quale ci soffermiamo sul titolo di questo secondo romanzo nel quale Salerno risalta in maniera netta oltre alla figura di S. Matteo che prende tutta la copertina del libro.
Perché il nome di Salerno questa volta è così enfatizzato nel titolo?
Perché Salerno è la tappa finale della traslazione che ha inizio a Casalvelino e i protagonisti, in questo secondo romanzo lo ripercorrono andando a ritroso così come è concepita la composizione della trilogia . Difatti si farà un percorso a ritroso verso le radici del culto e della leggenda .
Il sogno come parte fondante della struttura anche nel secondo romanzo?
Il sogno di per sèè l’elemento ispiratore. Nel caso specifico rientra nel contesto della leggenda di S. Matteo che narra che le spoglie siano state rinvenute a Casalvelino a seguito di un sogno fatto da una donna pia e rivelato al fratello che era un prelato e da qui il ritrovamento della salma di S. Matteo. Inoltre il sogno è molto ricorrente in letteratura.
Come si spiega che a S. Matteo non gli sia stato riservato un culto degno del suo prestigio? A cosa è dovuta tale mancanza ?
Premetto che S. Matteo nel corso della sua millenaria permanenza a Salerno ha avuto un culto anche rilevante. Nel 1500 l’allora governatore di Salerno che era un Grimaldi spogliò la cripta di tutto l’argento donato per pagarsi il titolo nobiliare di conte. Per questo furto pagò le pene un povero uomo, tale Attanasio, accusato ingiustamente del furto .Questo particolare sottolinea come fosse diffuso il culto e che vi fosse un flusso incessante di pellegrini ma poi, improvvisamente, tutto è finito.
Cosa pensa di trasmettere con la stesura del secondo romanzo di questa saga appassionante?
Quello che vorrei trasmettere ,come sottolineato dal Granese ,e che accompagna i protagonisti del romanzo è l’amore. L’amore per la natura, per l’armonia universale, per la propria terra, per il divino, per S. Matteo, per l’umanità tutta, ma anche amore, concreto, sensibile, mondano, per la propria donna. Un grande amore che è anche un atto di giustizia, di fede e di grande coraggio. Un cammino interiore che ognuno dei protagonisti vive nel profondo, nella loro intimità.
Le bellezze della nostra meravigliosa provincia, gli usi , le tradizioni, ma anche i piatti tipici sono la giusta cornice degli eventi che portano a scoprire un cammino non esistente ma trovato man mano lungo i sentieri e i territori attraversati
In questo cammino si riscoprono località, posti e tracce di eventi storici di cui la nostra provincia è ricca. Il nostro è, un paese antico ed attraverso le tradizioni culinarie possiamo arrivare a scoprire la sua storia, le sue radici e i perchè. “Salerno…Il cammino ritrovato” vuole essere anche un omaggio a tutto il Cilento terra bellissima e generosa.
In che modo i Suoi romanzi posso dare nuove opportunità alle nuove generazioni, atteso che tante tradizioni si perdono a contatto con la modernità e con l’immigrazione incessante sia in entrate che in uscita?
Il romanzo è un racconto e dai racconti possono nascere cose concrete.
Così come per lo scrittore – il sogno – può essere un punto di partenza per il racconto, così quest’ultimo può essere uno stimolo per le nuove generazioni ad approfondire scientificamente ciò che in esso è narrato. Non fu un caso la scoperta di Troia ad opera di Schliemann, ma dagli stimoli che la lettura dell’Iliade gli procurò, per cui partendo dalle nostre tradizioni e usanze si potranno creare nuove opportunità, per attrarre lavoro e per valorizzare le nostre comunità .
Questo romanzo come pure il primo, pur avendo come elemento di base una figura di un santo,rappresentano pur sempre un elemento caratterizzante della nostra storia e della nostre tradizioni. Vicino al misticismo tipico di ogni area sono cresciute comunità tipiche di quella zona. Nella conoscenza di tali usi e costumi, intravediamo la possibilità di sviluppo agganciandoci al nostro passato. Un passato fatto di storia che ha creato le basi per lo sviluppo di una cultura europea. Possiamo citare S. Caterina di Alessandria arrivata a Salerno dall’oriente con i crociati e diventata poi la protrettrice della Scuola Medica salernitana.
La storia di Salerno, di S. Matteo, di una provincia intera uno spaccato di conoscenze tipiche anche questo è il cammino ritrovato?
Il romanzo, in quanto tale, stimola il lettore all’approfondimento soprattutto quando la storia narrata si rifà al proprio territorio. Ciò potrebbe essere di stimolo a dibattiti a confronto che porterebbero ad una conoscenza sempre più diffusa del territorio fondamentale per il suo sviluppo.
Lancio un idea e se Barra e Landolfi cominciassero un cammino di informazione nelle scuole, una sorta di scambio culturale live con le nuove generazioni?
Sarebbe una cosa bellissima e utili per creare nuovi stimoli .Non a caso tra i relatori ci onoriamo della presenza della preside del Liceo T. Tasso .
In ultimo mi viene spontaneo domandarle Perchè Salerno non è Compostela?
Questo sarà il titolo del prossimo romanzo che chiuderà la trilogia e quindi non è rivelabile al momento
E con questa rivelazione chiudiamo l’intervista con uno degli autori .
Illibro cosi come il precedente si lascia leggere, appassiona, intriga,rende partecipi, affascina.
Ci invita a riscoprire luoghi di immenso splendore ,cosi vicini a noi, ricchi di storia e di tradizioni.
L’appuntamento è fissato per il prossimo 13 novembre ore 18.00, per la presentazione del romanzo, presso la sala s. Tommaso dell’Atrio del Duomo a Salerno, per entrare di diritto nella leggenda nel culto ,nella tradizione e per contribuire tutti insieme a “levà e “paccar’ r’ a faccia” al nostro S. Matteo.
Lello Casella
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