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Capodanno a Vietri sul Mare con Silvia Mezzanotte, voce dei Matia Bazar

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Uno spettacolo in sette lingue, i maggiori successi di tutti i tempi, le grandi donne della musica internazionale: questo è Regine, il recital nel quale  Silvia Mezzanotte, voce dei Matia Bazar, porta il 31 dicembre al Lloyd’s baia Hotel di Vietri sul Mare (Sa). Una location mozzafiato a picco sul mare del paese patrimonio dell’Unesco posizionato nel bel mezzo della Costiera Amalfitana e i brani più amati delle maggiori interpreti di tutti i tempi.

Questo sarà il Capodanno con Silvia Mezzanotte che, accompagnata da Pino De Fazio (pianoforte), Luca Cantelli(contrabbasso) e Max Govoni (batteria), interpreta, in atmosfere jazz, le più grandi cantanti di tutti i tempi: da Liza MinnelliOrnella Vanoni, da Marilyn Monroe a Mina, da Edith Piaf a Ella Fitzgerald, da Mia Martiniad Amalia Rodriguez, da Rita Hayworth aMaria Callas. “Regine – racconta la Mezzanotte – nasce dalla mia voglia di celebrare quelle interpreti che, da bambina, ascoltavo incantata. Chiusa in camera sognavo platee sconfinate che applaudivano o piccoli locali fumosi. Perché, in me, convivono sia l’amore per il jazz sia per il pop e in questo spettacolo sono riuscita a unire le mie due anime”.

“Ecco allora _continua l’artista _ ”L’Edera” di Nilla Pizzi o ”La vie en rose” di Edith Piaf che appartengono alla mia adolescenza, quando mi immaginavo fasciata in un abito elegante e illuminata da un occhio di bue. Ma anche  “La voce del silenzio” di Mina o The lady is a tramp di Ella Fitzgerald che mi riportano a quando, agli esordi, mi bastava un microfono per sognare.  Ci sono  “Diamonds are a girl’s best friend” di Marilyn Monroe e “New York, New York” di Liza Minnelli che, da sempre, canto come fosse l’ultima volta che ho la voce per farlo. E, ovviamente, non mancano “Brivido caldo”  e “Messaggio d’amore” che raccontano il mio viaggio con i Matia Bazar ma, più di tutto rappresenta il percorso che mi ha permesso di trasformare le mie fragilità nella mia forza”. La regia dello spettacolo è di Gibo Borghesani.

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