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Salerno, città sicura? di Tony Ardito

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Non sono bastati i gesti e le rassicuranti parole del sindaco, Vincenzo Napoli, a smorzare la crescente preoccupazione per il copioso reiterarsi di episodi criminosi, verificatosi la scorsa settimana, nella città di Salerno, di cui particolarmente deprecabile è certamente quello che ha riguardato una donna incinta di sei mesi, impiegata presso un Caf del centro, ferita al volto dal colpo di pistola del suo rapinatore; il più agghiacciante, l’omicidio del centro storico. Una scia di latrocini, piccole e grandi violenze che, dalle frazioni alte, alle periferie, alla city , ha toccato ogni quartiere del capoluogo.

Se fa indignare – e siamo tutti concordi – il vandalismo di taluni imbecilli che si divertono a devastare la passeggiata di Santa Teresa o ad imbrattare panchine e muri, non può non generare allarme una fenomenologia che sin’ora non si era mai manifestata con tale cronologia. Le Forze dell’Ordine cercano di fornire risposte immediate e, per quanto possono, di affermare e garantire la propria presenza ed il controllo del territorio, ma è indubbio che il monitoraggio va potenziato e migliorato. Si avverte, e ragionevolmente avrà pure già evitato molto di peggio, la intelligente azione di prevenzione  abilmente predisposta da Prefettura e Questura, ma è evidente che, purtroppo, segnatamente dal napoletano continuano talune scellerate incursioni – anche nel resto della provincia – che si aggiungono a quelle indigene e di qualche extracomunitario, nonché agli inopinati gesti  generati talvolta dal disagio e dalla disperazione.

Certamente meno greve, però dilagante, è poi l’asfissiante fenomeno dell’accattonaggio organizzato, praticato, quasi del tutto indisturbato, in diverse zone della città. Si registra quindi una flessione della percezione della sicurezza cosiddetta che, ahimè, risulta direttamente connessa agli effetti prodotti dagli investimenti destinati allo specifico comparto. Minori risorse si traducono in meno uomini e mezzi impegnati a tutela del cittadino e, quindi, in una maggiore vulnerabilità delle comunità, in conseguenza della quale il crimine, organizzato e non, riesce sempre ad insinuarsi.

Ed allora, se Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizie Locali, insomma, la “Divisa” nel suo insieme rappresenta, incarna e difende una scala di valori di riferimento, la sua presenza tangibile costituisce il miglior deterrente per ogni forma di violazione ed il più immediato strumento di prevenzione che lo Stato possa attuare. In primis, per garantire la tranquillità di tutti e ciascuno, ma anche per i molteplici e concreti benefici che ne derivano. E’ una scelta che richiede, tra l’altro, un adeguato impegno economico e che i Governi, forse pure per questo, continuano a posporre e differire.

editoriale a cura di Tony Ardito

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