Mafia: oggi 20 anni legge riutilizzo sociale beni confiscati

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Largo_MafieIn occasione del ventennale della legge 109/96 per l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, approvata grazie alla raccolta di un milione di firme promossa da Libera, oggi in tutta Italia i beni confiscati “aprono le porte” ai cittadini, alle scuole, ai giovani, alle istituzioni per accogliere e raccontare i risultati raggiunti ma anche evidenziare i nodi e le contraddizioni da risolvere.

L’iniziativa “BeneItalia. Beni confiscati restituiti alla collettività” è organizzata da Libera in collaborazione con le centinaia di realtà cooperative e associative che in Italia gestiscono i beni confiscati.

Saranno oltre 150 oggi gli appuntamenti in tutto il Paese con visite guidate, incontri, biciclettate e iniziative sui beni confiscati alle mafie con la partecipazione di studenti, scuole, cittadini, associazione, scout, parrocchie con lo scopo non solo di far toccare con mano il valore di queste esperienze, ma anche di suscitare quell’impegno trasversale che da sempre garantisce il loro sviluppo e la loro continuità nello spirito di condivisione che ha sempre caratterizzato questo percorso.

Grazie a quella legge, che ha rappresentato uno spartiacque nella lotta al crimine organizzato sia nel metodo – saldando l’aspetto repressivo con quello rigenerativo e sociale – sia nei risultati, con la restituzione alla collettività di migliaia di beni rubati dai poteri criminali, oggi – evidenzia Libera, fondata da don Luigi Ciotti, che ne il presidente – sono oltre 500 le realtà che gestiscono quelle terre e quegli immobili,con l’onere non indifferente di trasformarli in luoghi di lavoro, di formazione, di cultura, di accoglienza e servizio alle persone deboli.

“In questi vent’ anni – dice don Ciotti – molte di queste realtà sono diventate palestre di democrazia, occasioni di lavoro pulito, vero, di accoglienza per le persone fragili e in difficoltà, di formazione e impegno per migliaia di giovani che volontariamente, ogni anno, vi passano parte dell’estate. Insomma segni di speranza in territori che la speranza avevano perso, dimostrazioni che la ribellione alle mafie (e alle forme di corruzione e di parassitismo che le facilitano) è possibile se tutti – cittadini e amministratori, associazioni e istituzioni, politica e economia, mondo laico e cattolico – ci assumiamo le responsabilità del bene comune, comportandoci come il cittadino onesto, responsabile e solidale di cui parla, ma soprattutto a cui parla la Costituzione”.

“Il modo migliore che la politica ha per celebrare i 20 anni della 109 è approvare al più presto la riforma del Codice Antimafia, già votata dalla Camera l’11 novembre 2015”, sottolinea il deputato Pd Davide Mattiello, relatore della riforma sui beni sequestrati e confiscati approvata alla Camera in novembre. “La riforma da questa settimana all’esame del Senato, mantiene e migliora quel l’impianto, aggiungendo strumenti di sostegno alle aziende sequestrate perché non si perdano posti di lavoro buoni e rafforzando l’Agenzia, la procedura e la tutela dei terzi”, conclude Mattiello.

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