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Schiaffi, minacce e poco cibo agli anziani in una casa cura del Salernitano

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Razioni di cibo minime, schiaffi, minacce, bestemmie, strattoni. Erano queste, come dimostrano le intercettazioni audio e le riprese videoagli atti dell’inchiesta, le condizioni quotidiane di vita per una trentina di anziani e sofferenti psichici ospiti in una casa di cura ad Acerno .



Nei guai il 28enne R.D.L., direttore della struttura Hotel Stella della società Villa Igea srl – comunità per persone non autosufficienti, anziani e minorati psichici – e gli operatori, in tutto 18 persone, nei confronti dei quali i carabinieri della compagnia di Battipaglia hanno eseguito un’ordinanza interdittiva: per gli indagati è scattato il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale di gestore di comunità tutelare per persone non autosufficienti e la professione di operatore socio-sanitario, per la durata di dodici mesi.

I familiari dei pazienti ignoravano le minacce e le violenze alle quali erano sottoposti i propri cari, al momento ricollocati in altre strutture o tornati in famiglia. L’inchiesta, dal nome eloquente di ‘Bad House’, ‘casa cattiva’, è nata dalla denuncia di una ex dipendente ed è stata avviata nell’ottobre dello scorso anno. Da febbraio 2016 a maggio, sono stati riscontrati, attraverso intercettazioni audio e video, i momenti di vita all’interno della struttura. Ieri, all’arrivo dei militari, c’erano 33 pazienti.

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Secondo quanto accertato dai militari gli anziani erano costretti ad accontentarsi di razioni di cibo minime, dovevano subire schiaffi, minacce, bestemmie, strattoni, perfino il lancio di oggetti. Vivevano in una condizione di profonda tristezza e prostrazione fisica tanto da invocare l’aiuto dei carabinieri. Non avevano, spesso, neanche il permesso di comunicare con i propri parenti e potevano usufruire dei servizi igienici solo in un numero di volte stabilito, cosa che li costringeva spesso ad urinarsi addosso.

 

Dal fascicolo emerge, tra gli altri, il caso di una settantenne dal piglio arzillo che da subito si è ribellata alle condotte violente degli operatori. Dopo alcuni giorni di permanenza nella struttura, però, il suo atteggiamento è cambiato diventando eccessivamente remissivo e pacato. Non si esclude, dunque, che sia stata trattata con farmaci calmanti, cosa però ancora da appurare.

Speso la vittima delle vessazioni è un anziano. In un’intercettazione l’ospite si rivolge al “direttore”, per avere un bicchiere di aranciata: “Ho la gola secca e non vado di corpo”, dice. Il direttore replica: “ogni volta che vengo, tieni la gola secca, mo aspetti finché non vengono i tuoi parenti tra tre o quattro mesi”.

L’anziano rassegnato risponde che va bene mentre da un altro ambiente, una voce di donna, con tono di scherno, urla: “Vuole pure il caffè, chiedi Robè?”. C’è un’altra immagine ripresa che infonde molta tristezza. Lo stesso anziano che ha una moneta in mano, chiede al direttore se gli compra dei wafer. Lui gli risponde stizzito: “No… non ti compro niente”.

Tra le regole da rispettare, quella sulla quale sono più intransigenti, è l’uso del bagno. Il motivo il giudice lo spiega con il maggiore lavoro per gli operatori che devono accompagnare gli ospiti e pulire. A un anziano che chiede di andare in bagno gli viene negato l’accesso perché il pavimento è bagnato. “E quando vado?”, chiede. “Verso mezzogiorno”, gli viene risposto. Mancano circa due ore.  “E mi faccio già sotto per mezzogiorno”, aggiunge il vecchietto.

“E fatti sotto” è la risposta.

Agli ospiti venivano rivolte le peggiori volgarità accompagnate da minacce. La sera del 18 marzo scorso una operatrice  parla con una delle ospiti che gli fa delle richieste. Lei risponde a tono duro: “Ti ho detto di toglierti sti pensieri dalla testa che io ti brucio, vedi che io sono molto crudele e non mi faccio prendere per i fondelli”.

C’è spazio anche per scherzi di cattivo gusto a un’anziana. Le operatrici le fanno credere che il figlio è morto mentre la spingono con forza tanto da farla piangere. Un’altra, invece, viene svegliata di soprassalto facendole credere che il figlio era venuto a fargli visita

 

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