Il primo tema non è nuovo, e riguarda da una parte l’iniqua – e non più sostenibile – distribuzione delle quote di pesca del tonno assicurate, caparbiamente e contro ogni logica di equità, dal MIPAAF a soli pochi (e grandi) operatori, tagliando completamente fuori la piccola pesca, dall’altra il fenomeno prevedibile del ripopolamento del tonno nei nostri mari, dovuto al lungo periodo di contingentamento della pesca, che rischia di produrre uno squilibrio dell’ambiente marino, con ripercussioni sull’attività di pesca. Vi è poi il tema dei bandi FEAMP sulla programmazione 2014-2020, che rischia di tramutarsi da farsa in dramma: a fine 2016, al termine dei primi tre anni del periodo dato, solo poche regioni hanno pubblicato pochi bandi.
Buona parte di esse, in modo particolare le regioni maggiormente interessate alla piccola pesca, non hanno neppure cominciato, lasciando sospese ingenti risorse a danno dei pescatori. Un comportamento davvero insostenibile, ancor di più se lo rapportiamo alle decisioni di altri paesi a noi vicini dove i pescatori hanno già cominciato a beneficiare delle risorse comunitarie.
A breve, in occasione della valutazione finale della “Campagna di ascolto” e delle indicazioni pervenute, saranno decise le azioni da intraprendere partendo dall’assunto, come ha assicurato il presidente dell’ALPAA, Gino Rotella, concludendo l’assemblea, che “la vertenza è già aperta, riguarda le quote pesca del tonno e i bandi del FEAMP ma non solo, attiene soprattutto alla qualità della spesa, ossia al modo e a chi saranno destinate effettivamente le risorse comunitarie che devono prendere non già la via delle clientele ma quella dello sviluppo del settore e, con esso, del destino di migliaia di pescatori della piccola pesca costiera del nostro paese”
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