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Muore in carcere per un malore, il parroco: «Ivan poteva essere salvato»

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«Ivan Gentile poteva essere salvato». A dirlo è Don Rosario Petrone, cappellano della Casa Circondariale di Fuorni e parroco della Parrocchia di Sant’Eustachio Martire a Brignano, nel corso dell’incontro “La Misericordia non ha sbarre”. Nel raccontare il faticoso e complesso lavoro svolto all’interno del penitenziario cittadino Don Rosario ha ripercorso gli istanti successivi al ritrovamento del cadavere del 43enne casertano, deceduto a seguito di un infarto all’interno dell’istituto dove era detenuto dal settembre scorso.

«Mi sono ritrovato con una sessantina di detenuti e ho chiesto loro di parlare, se al corrente della causa della morte del giovane, in quella sede o in fase di confessione. Siamo trattati come maiali, hanno detto, riferendosi alle condizioni di detenzione a cui sono sottoposti». A darne notizia il quotidiano Metropolis oggi in edicola

Sull’argomento è intervenuto anche Donato Salzano segretario Radicali Salerno Ass. “Maurizio Provenza” che dice:  Signore quando mai ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro:‘In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo 25).

“Certo ancora ultimi Cristi, chi era Ivan Gentile, 43 anni di Caserta, se non un povero Cristo. Appunto per questo non si è fatto nulla per lui. Una banalità del male, ma talmente banale, mica si può perdere del tempo per uno scippatore, un ladro. Queste brave, bravissime persone fanno finta di non averlo riconosciuto, chi era costui? Se non il Cristo”.

 

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