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Ecco chi è il nuovo mister dei granata, storia professionale

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Non è detto che chi non è stato un buon calciatore non possa diventare un bravo allenatore. Ne è dimostrazione pratica Alberto Bollini, uno sportivo a 360 gradi, che da giovane ha ottenuto buoni risultati nel campo dell’atletica, che s’è diplomato all’Isef (a Verona), che ha fatto il preparatore atletico e l’istruttore dei bambini, che ha guidato e selezionato rappresentative giovanili, uno che è partito dal basso (vincendo un campionato di Terza Categoria di cui va fierissimo) e che ha saputo sfruttare la grande occasione che gli è stata concessa dopo tanta gavetta in provincia: portato alla Lazio da un uomo del calibro di Velasco, Bollini ha vinto due scudetti nel campionato Primavera (uno nel 2002, era Cragnotti, e uno nel 2013, era Lotito).



Con grande umiltà e professionalità, Bollini ha allenato in prima persona i grandi ma ha saputo anche indossare i panni del vice (per continuare ad imparare al seguito di un maestro come Edy Reja). Dalla scorsa estate il mantovano stava ricoprendo un po’ a malincuore (ma non senza entusiasmo) un nuovo ruolo, quello di coordinatore del settore giovanile della Lazio (contratto triennale), dopo che la Primavera dei capitolini era stata affidata a Bonatti (secondo di Menichini in granata lo scorso anno). Il tecnico lombardo aveva accettato l’offerta di Lotito, che nelle sue capacità crede appieno, dopo che lo stesso patron lo aveva indicato quale possibile sostituto di Inzaghi in granata nelle convulse giornate caratterizzate dal gran rifiuto di Bielsa, ma a luglio il veto di Mezzaroma fece dirottare le attenzioni su Sannino (che si era auto-proposto già a giugno a Fabiani).

A distanza di pochi mesi, Bollini, uomo di campo al quale il campo iniziava già a mancare, non ha saputo dire di no a Lotito ed ha accettato senza esitazioni l’offerta della Salernitana. Il tecnico lombardo, che ha scritto anche testi sulla teoria calcistica, ama maggiormente la pratica. E’ un sostenitore del 4-3-3 (l’unico modulo che Sannino non ha mai proposto in granata) ma nella sua esperienza di Lecce ha saputo impiegare anche altri moduli (in particolare il 4-2-3-1 e il 3-5-2 praticato dal suo mentore Reja). A Salerno potrebbe anche variare leggermente spartito (4-3-1-2?) così da non penalizzare Coda e Donnarumma (mettendoli in concorrenza come punte centrali) ma continuando ad utilizzarli assieme e confidando nella voglia di riscatto di un Rosina ancora non sufficientemente incisivo. La parola ora passa al campo.

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