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Da Bruxelles nulla di nuovo: vertice dei capi di stato o di governo decide di non decidere (di Cosimo Risi)

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Il Consiglio europeo del 15 dicembre chiude il calendario 2016 dell’Unione europea: di un anno orribile se si pensa soltanto a Brexit, all’emergenza migranti, alla sicurezza interna. Il cittadino si aspetterebbe un’agenda fitta e toni coerentemente preoccupati. Sono in gioco il futuro dell’Unione e con esso le condizioni di vita dei popoli europei. E invece il Presidente del Consiglio europeo accorcia la sessione alla sola seduta del giovedì, che si trasforma in una interminabile colazione di cinque ore. Peggio del pranzo natalizio che ci attende domenica e delle agapi matrimoniali. A Bruxelles, a meno che nel frattempo il menu non sia decisamente migliorato, non è la buona tavola a trattenere i commensali così a lungo.

E’ piuttosto il fatto che a tavola i commensali, i capi di stato o di governo dei Ventotto, siedono da soli e possono scambiarsi battute in libertà, mentre la sessione formale è piena di gente che ascolta e  malauguratamente riferisce fuori. La smisurata colazione modifica l’agenda del Consiglio europeo ed alcuni ospiti esterni, come il Presidente della BCE ed il Segretario Generale NATO, sono costretti ad una lunga anticamera. Si spera che almeno siano stati rifocillati.

La lunga discussione produce il sostanziale rinvio dei punti principali, specie le migrazioni su cui la delegazione italiana, per la prima volta guidata dal Presidente Gentiloni, aveva titolo per aspettarsi qualcosa di più. Le conclusioni del vertice contemplano naturalmente i riferimenti alla necessità di migliorare il coordinamento nell’accoglienza, d’intessere accordi coi paesi terzi per bloccare i flussi sul nascere, di riallocare i migranti comunque arrivati presso tutti gli stati membri.

Su quest’ultimo aspetto, detto anche del cerino acceso, una nota a piè di pagina delle conclusioni precisa che quanto sopra detto (nelle conclusioni medesime) non inficia la posizione di Ungheria, Slovacchia e Polonia nel procedimento che le vede istanti davanti alla Corte di Giustizia UE. Tradotto in linguaggio normale: il Consiglio europeo si appella agli stati membri perché si facciano carico delle rispettive quote di riallocazione dei migranti, ma nulla può nei confronti degli stati membri riottosi che si oppongono alle riallocazioni forzose in sede giurisdizionale. Tutto resta come ora, si attende che la Corte di Lussemburgo si pronunci. E qui qualsiasi riferimento alla situazione italiana (legge elettorale) è del tutto casuale.

Non è invece casuale che la delegazione italiana qualifichi il rinvio come l’ennesimo ritardo dell’Unione nel decidere di un passaggio essenziale. Il cerino resta in mano a chi l’ha preso per accidente (Italia, Grecia, Malta) ed ora ci pensino loro a non scottarsi le dita. L’agenda migranti si raffredda per effetto della stagione invernale, tornerà calda col ritorno del mare calmo. Proprio quando, prevedibilmente, saremo chiamati a votare per le elezioni politiche generali. In assenza di decisioni europee, l’agenda migranti graverà per intero sulla Repubblica italiana e sarà oggetto di campagna elettorale.

Cosimo Risi

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