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Caro amico ti scrivo (di Tony Ardito)

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In questi ultimi giorni, purtroppo ancora scanditi da preoccupazione per i conflitti, le sciagure e le tensioni in terre non lontane dalla nostra e per le difficoltà rappresentate dalla delicata situazione interna, è emerso forte il desiderio di recuperare un minimo di lievità, ilarità  e serenità.

Lo si evince dal tono della miriade di messaggi ricevuti o inviati; lo si coglie dal desidero di raccontare e fermare sugli ormai inseparabili smartphone e sui social gradevoli attimi di normalità, vissuti in famiglia o con amici; lo si percepisce dai mille sguardi che si sono incrociati per le strade affollate, ahimè, anche da tanta doppiezza.

L’ora che ha annunciato il Natale e dato lo start al countdown di fine anno ci offre una bella opportunità per guardare approfonditamente in noi stessi e tra i nostri affetti.

Tutto ciò, insomma, credenti o non, ci dà la occasione di fermarci per recuperare quella dimensione umana ed interpersonale, alla quale talvolta deroghiamo, e che invece gioverebbe a tutti se solo la rendessimo più coerente.

Laddove per taluno affiora una difficoltà, cova la insidia della solitudine e l’altrui egoismo, inesorabilmente, impedisce di invocare una qualsiasi testimonianza di solidarietà.

Noi non dobbiamo certo impegnarci a praticare un becero ed ipocrita buonismo, ma piuttosto a non strozzare il nostro istinto compassionevole, provando a dare un piccolo contributo di umanità con sincero spirito di servizio. E per farlo non servono calcoli, azioni o gesti rumorosi, tutt’altro; molto più semplicemente, sarebbe già sufficiente che prestassimo una minuscola attenzione ai silenzi ed ai bisogni di chi ci siede accanto.

“Vedi caro amico cosa si deve inventare per poterci ridere sopra, per continuare a sperare…”

editoriale a cura di Tony Ardito

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