Rigopiano, il papà di Stefano a Radio 24: «volevo buttarmi dal terrazzo»

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“Quando ho saputo della morte di Stefano volevo buttarmi dal terrazzo di casa. Avevo deciso così. Poi ho fatto una promessa a mio figlio: fino a quando non avrò giustizia non mi fermerò. Voglio i colpevoli e devono solo augurarsi che io abbia un infarto, che io muoia prima. Non mi fermerò prima di aver avuto giustizia”. Questa la confessione choc di Alessio Feniello, il padre di Stefano, una delle vittime della tragedia dell’Hotel Rigopiano, durante La Zanzara su Radio 24.

“La mia vita è finita – dice Feniello – a un mio amico psicologo ho chiesto se c’è la possibilità di resettare il cervello. Se non c’è, la mia vita è finita. Ho solo rabbia e non riesco più a piangere. Mia moglie e l’altro mio figlio sono distrutti”.

Feniello a La Zanzara attacca anche il capo del governo, che ha elogiato i soccorsi: “Gentiloni mi fa ridere quando dice che è stato fatto tutto bene. Se ne sono fregati. Se c’era il figlio di Gentiloni  non lo avrebbero fatto morire. Avrebbero mandato su qualsiasi mezzo”.

“Ho fiducia nei giudici, bisogna far sentire la nostra voce anche con loro, non è stato solo il destino, la colpa è sempre degli uomini”, continua Feniello. Che se la prende con i politici, con le istituzioni: “Ho denunciato tutti col mio avvocato. Il sindaco di Farindola, il prefetto, il questore, il presidente della Regione e della provincia. Hanno tutti delle responsabilità. Se c’erano  i figli di uno di questi tutto questo non succedeva. Li avrebbero recuperati con gli elicotteri prima del crollo dell’albergo”.

Il principale responsabile chi è secondo lei?: “Primo responsabile è il sindaco di Farindola. Poi c’è anche l’ex sindaco che ha detto che si taglierebbe un braccio per aver dato le autorizzazioni alla costruzione dell’albergo. E poi ha detto, pur avendo un fratello morto, che il problema del comune è che hanno perso venti posti di lavoro. Ma vi rendete conto? Da padre posso sentire queste cose?”.

Cosa ne pensa della funzionaria della Protezione civile che ha risposto alla prima telefonata di aiuto dall’hotel?: “Quella è una deficiente”. “Mio figlio – dice ancora Feniello – alle 13 era pronto per tornare a casa. Ma nessuno andava a liberare la strada. Se lo spazzaneve fosse partito quando è partito l’allarme prima delle quattro di mattina sarebbe arrivato sicuramente.

Quelle persone si sarebbero salvate. Quando mio figlio è salito hanno liberato la strada, con una panda Bianca. Dovevano impedire alla gente di salire. Si sono impegnati per farli arrivare all’albergo, poi non si sono preoccupati di tenere la strada libera. Hanno fatto solo il lavoro per farli salire, per farli pagare. Poi nulla. Sono dei pezzi di merda. Io ho perso tutto, non ho paura di nulla, mio figlio non me lo restituisce più nessuno”.

“A mio figlio – prosegue – non hanno permesso di lasciare l’hotel. Questo è sequestro di persona e omicidio. Come fa un albergo a quattro stelle a non avere qualcosa, un trattore per tener pulite le strade? Mio figlio è stato ucciso dallo Stato, dalle autorità, dai politici dell’Abruzzo”.

 

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  • vergogna solo vergogna condivido tutto ha ragione ed ha le palle la colpa e sempre e solo dello stato delle istituzioni strafottenti che non rispettano le persone oneste la protezione civile i vigili tutta pubblicità inutile servono i fatti erano in 50000 i soccorsi e stavano sempre li con un badile e con il rastrello e la gente moriva sotto la slavina vergognatevi non sapete gestire nulla vedi la polita ce ne fosse uno che va al potere gratisssee…..

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