Migrazioni e confronti di civiltà (di Cosimo Risi)

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Da quando scrisse Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale (1996), Samuel Huntington è fra gli autori più ricordati nel dibattito politico, anche se pochi ormai citano per intero il suo saggio.

Scontro delle civiltà sul terreno fu l’attacco alle Torri Gemelle, scontro delle civiltà fu la proclamazione del Califfato in certe aree di Iraq e Siria (gli arabi  lo chiamano meno pomposamente DAESH), scontro delle civiltà, almeno allo stato potenziale, è l’afflusso di musulmani nei paesi occidentali e massimamente negli Stati Uniti.

Non importa se i musulmani siano praticanti o sensibili ai richiami dell’integralismo religioso e dell’estremismo politico. Non importa se essi abbiano regolare permesso di soggiorno (la carta verde) o altro titolo che consenta loro di stare negli States o di raggiungerli se si trovano fuori. Importa che, provenendo da una certa lista di paesi a rischio (una volta l’Amministrazione americana usava la definizione di rogue states, stati canaglia),  vanno sottoposti a tali e tanti controlli da renderne difficile l’approdo negli Stati Uniti.

Da qui i ricorsi ai Tribunali di varia istanza e da qui le decisioni di alcuni Tribunali di sospendere l’applicazione dell’ordine presidenziale. Nasce allora un conflitto fra potere esecutivo e potere giudiziario su chi abbia la facoltà (il dovere, sostiene il Presidente) di vigilare sulla sicurezza dei cittadini e soprattutto con quali mezzi legali.

Nel caso europeo lo scontro delle civiltà è stato lungamente avversato da parte degli intellettuali e dei politici, tutti protesi a dimostrarne l’insussistenza come principio regolatore degli scambi umani. Salvo riconoscere che lo scontro avviene ma è opera di gruppi sparuti che non impegna il comportamento della maggioranza e soprattutto non riguarda la religione in quanto tale.

Le religioni monoteiste – lo si ripete ad ogni dialogo interreligioso – sono dottrine di pace, essenzialmente umaniste e umanitarie, non certo fautrici di scontri né di guerre. Il jihad che taluni predicano e attuano sarebbe appannaggio di singoli individui che possono essere fronteggiati con le norme dello stato di diritto. E’ quanto si ripete ad ogni attentato terroristico:  la paura non ci deve fare deviare dal nostro stile di vita e segnatamente dalle guarentigie giuridiche che abbiamo costruito dalla Rivoluzione francese in poi.

I pericoli per la sicurezza pubblica  si confondono con il fenomeno dell’immigrazione incontrollata. All’interno della quale si confonde la migrazione politica (i profughi da guerre e persecuzioni) con la migrazione economica (i disperati dell’economia depressa e della fame). I numeri sono pressoché costanti nel tempo.

L’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) sostiene che l’inizio del 2017 è meno affollato di arrivi del corrispondente periodo 2016. Ma i numeri restano alti. In questo scorcio dell’anno sono arrivati via mare in Europa 11.169 migranti e rifugiati, di cui circa l’85% (9.355) in Italia e Grecia. Nello stesso periodo sono periti in mare 258 individui, 231 dei quali lungo la rotta fra l’Africa settentrionale e l’Italia. Anche in questo caso si registra una riduzione del numero delle vittime rispetto al 2016, per quanto una contabilità del genere possa rassicurare.

L’impatto dei migranti a vario titolo si riflette sulle istituzioni e sulle comunità. Le prime sono chiamate ad uno sforzo straordinario di contenimento e salvataggio. Le seconde sono chiamate a contribuire all’accoglienza. E qui sorgono i problemi di natura sociale che, volti a fini elettorali, possono dare una spinta ai partiti cosiddetti populisti.

La definizione di populisti è imprecisa: pone sotto la stessa sigla concezioni di segno differente che hanno il solo tratto comune della vaghezza ideologica. La vaghezza è funzionale al messaggio che intendono lanciare. In sostanza non si tratta di essere più o meno umanitari – lo siamo tutti fino a prova contraria. Si tratta di tutelare le comunità territoriali sotto il profilo sociale e dell’integrità culturale. Lo scontro delle civiltà va prevenuto evitando le contaminazioni.

 

Cosimo Risi

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