Marco accoltellato e lasciato morire. Sui social esplode la rabbia

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Domani, lunedì 10 aprile il medico legale Adamo Maiese eseguirà l’autopsia sul corpo di Marco Borrelli il 20enne di Agropoli ucciso con un fendente alla gola dal 25enne tunisino Mrabet Nezar che non accettava la separazione dalla sua ex,tanto meno che avesse una relazione con il giovane.
Intanto emergono particolari sul delitto che ha sconvolto Agropoli in queste ore. I due su erano dati appuntamento alla Chiesa del Sacro Cuore per «chiarirsi» giovedì sera. Ed invece le cose sono andate diversamente.  Nei pressi del parco Le Ginestre il 25enne tunisino ha tirato fuori un coltello e ha colpito Borrelli con un fendente al collo.  Questa la ricostruzione dei fatti emersa dalle indagini e riportata da Il Mattino.
Dopo aver abbandonato a terra il coltello, ritrovato poco distante, si è allontanato in fretta, lasciando la vittima in strada sanguinante. Le tracce di sangue sull’asfalto fanno pensare che Marco abbia camminato qualche metro, forse in cerca di aiuto, prima di cadere tra l’erba nei pressi del cavalcavia, dove è stato ritrovato il suo corpo.
Marco aveva inviato alcuni messaggi allarmanti. Poi il suo cellulare era rimasto muto. Lo chiamavano ma non era raggiungibile. Dopo averlo spento, Nezar lo aveva gettato in un cestino sul lungomare, dov’è stato rinvenuto dai carabinieri.
Marco e Mrabet, in passato, erano amici. Poi, quando Marco aveva iniziato a frequentare la ragazza, erano iniziati gli screzi. Per la difesa l’omicidio è derivato da una reazione «di impeto da accumulo».
La rabbia che ha portato al gesto estremo sarebbe maturata poco alla volta, determinando l’uccisione quando la vittima avrebbe confessato di avere avuto una relazione con la compagna quando viveva ancora con lui.
Da chiarire se l’omicida ha agito d’impeto o, con premeditazione.   Intanto ad Agropoli sentimenti contrastanti ma soprattutto un diffuso malessere verso gli immigrati. «Li dobbiamo cacciare noi, forse non avete capito: con le buone o con le cattive, uniamoci uniamo il popolo. Ora basta!» esclama Fabio, accogliendo ampi consensi.
Ma c’è anche chi ribatte: «L’omicidio è da condannare: non doveva accadere,indipendentemente da chi è l’assassino». Mrabet Nezar non è uno straniero. È nato ad Agropoli. Il papà è tunisino, la mamma è italiana, originaria di Rutino.
Mrabet ha visto nella vittima un amico che lo ha tradito insieme alla moglie», racconta il difensore dell’omicida, Antonio Mondelli.

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