Militanti Rif. Comunista Salerno in sciopero fame a sostegno politici palestinesi

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Oggi, 3 maggio, è il 16° giorno dello sciopero della fame che oltre 1500 prigionieri palestinesi “ospiti” nelle carceri israeliani stanno attuando. Una notizia del genere dovrebbe appunto essere una notizia da pubblicare e diffondere tramite  tutti i mezzi di informazione.

Eppure ciò non avviene. Non riscontriamo nel nostro sistema informativo nemmeno una riga.

Le loro rivendicazioni sono semplici che solo uno stato razzista e sempre più basato sull’apartheid anche sul piano giuridico e che nei fatti è diventato uno stato religioso, come quello di Israele, non le accetti forti anche del silenzio complice della comunità internazionale compreso lo stato italiano.

Le rivendicazioni che i prigionieri palestinesi non sono null’altro diritto fondamentali previsti dalla stessa legislazione internazionale:

1) poter ricevere le visite dei loro familiari;

2) la fine dell’isolamento cui sono sottoposti (alcuni da svariati anni);

3) la fine degli arresti arbitrari di massa e senza la formalizzazione di nessun tipo di accusa;

4) fine delle torture, dei maltrattamenti e delle misure punitive cui sono sottoposte in modo sistematico (compresi, spesso, donne e minori);

5) assistenza e cure mediche e diritto all’istruzione;

6) la fine della disumanità con cui sono trattati i prigionieri durante i trasferimenti.

A fianco dei prigionieri i nostri militanti e iscritti, da domani giovedì 04, per manifestare la loro solidarietà e vicinanza alla resistenza dei prigionieri palestinesi entreranno in sciopero della fame, un piccolo gesto di fratellanza.

I primi ad iniziare  lo sciopero della fame di saranno gli iscritti e i militanti del circolo territoriale “Puletti” di Baronissi ai quali seguiranno gli iscritti del circolo di Battipaglia poi Cava de Tirreni e Salerno, arrivando cosi alla data del 20 maggio, in cui  si darà il via ad un ciclo di iniziative dal titolo “No War” per affrontare, informare e sensibilizzare sui temi internazionali, partendo dall’oppressione dei popoli della Palestina e del Kurdistan.

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