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Fittipaldi, il cardiochirugo salernitano che critica Di Maio: ”Quando si laurea?”

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Mario Fittipaldi è il cardiochirurgo pediatrico di Salerno che ha duramente criticato il vicepresidente della Camera intervenuto ad Harvard, imputando al politico pentastellato, scarsa cultura e il fatto di aver lasciato l’università senza laurearsi.
Non cerco visibilità – dice Fittipaldi in un’intervista rilasciata a Repubblica – perché voglio solo fare il mio lavoro e farlo bene. Anche da lontano seguo la politica italiana e dopo la delusione del M5S, essendo a Boston per un convegno internazionale ne ho approfittato per raggiungere Luigi Di Maio e fargli delle domande”.

“Credo sia inaccettabile – dice Fittipaldi -che chi dice di essere “il nuovo vento”, in realtà continui a rappresentare il vecchio sistema. Di Maio è un giovane, mio coetaneo e conterraneo, che prima dice di non voler finire l’università perché ha paura che i professori lo aiutino per il suo ruolo politico e poi che non ha avuto tempo perché doveva scendere in politica. A 28 anni doveva essere già bello e laureato e nel mercato del lavoro”.

“Credo che Di Maio e buona parte dei “portavoce” cinquestelle – continua il medico salernitano – siano stati selezionati tra quei 20enni-30enni, in Italia sono molti, che sono usciti dalla scuola per il rotto della cuffia, generazione in gran parte cresciuta con “Amici” e “Uomini e donne”. Molti di loro probabilmente votavano Berlusconi, ma si sentivano respinti da un sistema che in fondo cercava i più intelligenti o almeno i più furbi, se non – almeno all’estero – i meritevoli. Frustrati e arrabbiati trovano una speranza in Grillo e nella parabola Di Maio, che senza merito alcuno, titoli di studio, esperienze lavorative, particolare personalità o preparazione, diventa uno di loro che ce la fa”.

Fittipaldi racconta la sua storia: “Io mi sono laureato a Roma in Medicina e specializzato in Cardiochirurgia, dal 2012 vivo all’estero: prima a Madrid poi a Birmingham e Londra. Da quasi due anni lavoro a Auckland in Nuova Zelanda. Sono andato via per circostanze casuali e perché mi era stata offerta la possibilità e consapevole che, soprattutto, nell’ambito medico, in Italia è tutto più lento. Nella mia specializzazione, esistono in Italia centri di eccellenza dove si può fare “training vero” ma ho preferito andare all’estero. Ho tentato di rientrare, ma mi è stato detto – dopo che avevo vinto un posto – che, data la mia giovane età, avrei dovuto stare fermo 2-3 anni senza operare”.

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