Riesumata la salma di Maria Rosaria Santese, indagini sui tabulati telefonici

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È stata riesumata la salma di Maria Rosaria Santese, la ragazza di 20 anni deceduta tragicamente due settimane fa in via Cupe Filette, figlia del noto imprenditore battipagliese Renato Santese. A darne notizia Il Mattino.

L’obiettivo degli inquirenti è quello di stabilire esattamente le cause del decesso di Maria Rosaria Santese che ha perso la vita mentre era in sella alla sua Vespa nello scontro con un Tiguan Volkswagen condotto da una donna 46enne, anche lei di Battipaglia,ora indagata per omicidio colposo.

Intanto, gli agenti della polizia municipale hanno acquisito i tabuati dei cellulari di Maria Rosaria Santese e della donna che conduceva il suv e li stanno vagliando attentamente. Gli investigatori grazie ai tabulati telefonici devono appurare l’eventuale utilizzo dei cellulari, da parte delle due donne coinvolte nell’incidente mortale, proprio mentre è avvenuto lo scontro. La polizia municipale nei giorni scorsi ha acquisito un filmato realizzato dalle telecamere posizionate dinanzi ad un’abitazione di via Cupa Filette.

Tocca ora all’Ingegner Gerardo Mirabelli, il perito nominato dalla dott.ssa Cosentino della Procura di Salerno, il compito di ricostruire, nei minimi dettagli, la dinamica del sinistro. Le immagini acquisite dalla Polizia Municipale di Battipaglia non riprendono in maniera chiara e completa l’impatto, ma solo parzialmente l’istante dell’incidente.

Saranno tuttavia utilissime – all’Ing. Mirabelli – poiché consentiranno di calcolare la velocità dei due veicoli coinvolti negli attimi immediatamente antecedenti l’impatto, oltre ad accertare ulteriori fattori di rilevanza ai fini di indagine. Nei giorni scorsi è stato condotto, con l’ausilio della Polizia Municipale di Battipaglia, il sopralluogo sul posto, in occasione del quale, oltre ai rilievi planimetrici, sono state effettuate analisi sulle reciproche condizioni di visuale.

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  • Evidentemente il magistrato, oltre ai dettagli tecnici relativi alla dinamica incidentale, con l’autopsia vuole approfondire la natura dei traumi riportati dalla povera ragazza. Capire se indossava correttamente il casco (trauma cranico) e/o se avesse fatto uso di alcool oltre i limiti previsti. Capire se l’amputazione traumatica dell’arto abbia determinato la morte oppure è avvenuta in un fase successiva quando già non c’era più niente da fare. Bisogna capire dai rilievi tecnici e dalla natura lesiva delle ferite riportate dalla giovane, nonché dalla loro sequenzialità temporanea fino all’exitus, l’esatta connotazione delle responsabilità che fino ad ora sembrerebbero tutte orientate verso la conducente dell’autovettura. Probabilmente il magistrato ritiene che possa esservi almeno un concorso di colpa. Giusta l’autopsia: ma perché non farla al momento?

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