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Finti matrimoni tra italiani e stranieri: 2 arresti e 70 indagati

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Operazione della Compagnia Carabinieri di Battipaglia  in corso dalle prime ore della mattina, relativa a finti matrimoni tra cittadini italiani ed extracomunitari irregolari sul territorio nazionale, finalizzati a procurare a questi ultimi il permesso di soggiorno.

I carabinieri hanno arrestato due sorelle, una trasferita in carcere l’altra ai domiciliari, ed hanno notificato nei confronti di altre cinque persone il provvedimento di obbligo di dimora nel comune di residenza.

Una settantina gli indagati che facevano parte dell’organizzazione clandestina e sono accusati di concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, induzione alla falsità ideologica ed alterazione di stato.

Ventuno le unioni individuate dal 2013 ad oggi, che procacciava agli extracomunitari irregolari, perlopiù marocchini i coniugi ed i testimoni necessari per celebrare il matrimonio.

Le unioni sono avvenute nei comuni di Battipaglia ed Eboli, nel comune di Olevano sul Tusciano, di Montecorvino Pugliano e Marchirolo (Va). Dopo che gli extracomunitari avevano ottenuto il rilascio del permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare, i finti coniugi avanzavano istanza di divorzio al comune competente.

La spesa per ogni matrimonio era una somma che poteva variare da 5 ai 10mila euro. C’è stato anche un caso di falsa attestazione di paternità di una bambina, concepita da una delle indagate, per far ottenere la carta di soggiorno al falso padre in cambio di 4mila euro.

Per il sostituto procuratore Luca Masini: “Si è trattata di un’analisi capillare fatta da un’intelligente comandante di stazione, quella di Olevano sul Tusciano, che ha rilevato  una serie di incongruenze, cioè un numero elevatissimo di matrimoni celebrati nello stesso comune che avevano come minimo comune denominatore delle anomalie: la recente introduzione nel territorio nazionale da parte del coniuge uomo, la provenienza da un medesimo Stato (il nucleo familiare che fa capo ad una delle donne, che era l’organizzatrice, proviene dal Marocco); il fatto che, in costanza, subito dopo l’unione – continua Masini – ottenuto il titolo di soggiorno, in realtà si verificava quasi sempre la separazione. Non solo.

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