Alla presentazione libro a Salerno, legale familiari di Pasolini chiede riapertura caso

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 “Rivolgo un appello alla Procura della Repubblica di Roma affinché riapra il caso di Pier Paolo Pasolini”. A dirlo il legale dei familiari del regista, Stefano Maccioni, nel corso della presentazione del libro del regista David Grieco, presente, insieme all’attrice Milena Vukotic, al Comune di Salerno. “Nel 2009 – spiega il legale – avevo richiesto la riapertura delle indagini sull’omicidio di Pasolini, riapertura ottenuta nel 2010, prima della successiva archiviazione del 25 maggio 2015. Nel corso degli ultimi anni anni sono stati effettuati approfonditi accertamenti da parte della Procura della Repubblica, soprattutto sui reperti custoditi al museo criminologico. Per la prima volta ho ottenuto l’esame del dna su quei reperti che ora hanno ‘parlato’ e ci hanno detto che ci sono tre personaggi ignoti presenti sulla scena del crimine. Io ho chiesto, già da ottobre, una riapertura basata su un dna in particolare, che è una traccia ematica rinvenuta sulla maglia indossata presumibilmente da Pelosi quella notte. Dico presumibilmente perché fino ad oggi non è mai stato preso il dna su Pelosi, recentemente scomparso. Su quella maglia vi è del sangue di Pasolini frammisto ad un ‘ignoto tre’. Abbiamo chiesto, con una consulenza della genetista forense Marina Baldi, che si approfondisca quella traccia ematica e si riapra il caso”. Secondo Maccioni è “accertato scientificamente: vi erano altre persone, altri dna presenti sulla scena del crimine. Se noi abbiamo la prova che Pelosi non fu solo quella notte, e noi abbiamo anche dei dubbi che lui fosse presente all’idroscalo di Ostia, vogliamo fugare questi dubbi, soprattutto sulla testimonianza resa allora dal proprietario del ristorante che descrisse una persona totalmente diversa da Pelosi. Raccontò, infatti, di un giovane biondo con i capelli lunghi. Non dimentichiamo anche il testimone chiave dell’inchiesta legato alla banda della Magliana, del quale noi abbiamo voluto chiedere un approfondimento ulteriore. Secondo noi ci sono tutti gli elementi per riaprire questa indagine. È doveroso perché dobbiamo una parola di verità sull’omicidio di una grande persona, di un grande artista come Pasolini”. “A distanza di quarant’anni – aggiunge l’avvocato – ci si deve basare su prove scientifiche. Le prove testimoniali, oggi, sono difficili, anche se sono stati trovati testimoni molti importanti. L’ultimo, è un giornalista che vive a Stoccolma e la sera del 30 ottobre cenò con Pasolini. Ha rivelato che quest’ultimo era molto preoccupato. Pasolini era entrato in possesso di carte particolari ed evidentemente c’era una volontà ben precisa affinché queste carte non fossero divulgate. Basta leggere quello che Pasolini scriveva in quel periodo sul Corriere della Sera per rendersi conto del perché poteva essere ucciso all’idroscalo di Ostia. Sono convinto si tratti di un omicidio politico”. (ANSA).

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