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Abusi edilizi in Campania, Governo blocca la legge anti ruspe

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Il Governo, su proposta del Presidente Gentiloni, ha impugnato la legge della Regione Campania numero 19 del 22 giugno scorso che prevedeva misure di semplificazione e linee guida di supporto ai Comuni in materia di governo del territorio, «in quanto contiene – si legge nella nota di Palazzo Chigi – alcune norme in materia di misure alternative alla demolizione degli immobili abusivi e di ampliamenti degli edifici adibiti ad attività manifatturiere, industriali e artigianali realizzabili in assenza di pianificazione urbanistica, in contrasto con i principi fondamentali in materia di governo del territorio contenuti nel dpr n. 380/2001, nonchè con le norme statali preordinate alla tutela dell’ambiente, in violazione dell’articolo 117, commi 2, lettera s) e 3, della Costituzione ».

Della questione, dunque, sarà ora investita la Corte Costituzionale che dovrà esprimersi sull’intricata vicenda.

La legge regionale – che di fatto introduceva una sorta di disciplina nella procedura di abbattimento degli immobili costruiti in difformità della legge introduceva il concetto di “abusivismo di necessità”, ripreso anche dalla normativa attualmente ferma al Senato – la cosiddetta legge Falanga – che pure intende regolamentare questo delicato settore.

Una legge, quella della Regione, fortemente contrastata dalle associazioni ambientaliste, per le quali altro non è che una nuova sanatoria sulle costruzioni abusive in Campania. Per Legambiente la normativa, infatti, «desta notevoli perplessità perché in maniera tortuosa e configurandosi solo come un atto di indirizzo per i comuni, in realtà “scarica la patata bollente” proprio sui comuni.

Questi, non si sa con quali mezzi, visto che le pratiche di condono giacciono inevase da decenni nei loro uffici, dovrebbero oggi acquisire al patrimonio comunale gli edifici abusivi, darli in fitto a quelli che hanno commesso l’abuso “per necessità” e utilizzare per altri scopi quelli rimanenti, tutto ciò verificando che le opere edilizie non siano in contrasto con rilevanti interessi urbanistici, ambientali e paesaggistici o di rispetto dell’assetto idrogeologico ».

Per Legambiente il provvedimento «ha tutte le caratteristiche di una sanatoria strisciante perché si sposta ulteriormente in avanti la soluzione del problema ma, nello stesso tempo, si creano disagi ai Comuni che già stentano a procedere nelle attività ordinarie per mancanza dipersonale e di fondi».

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