Dopo il caldo estremo la WWF chiede stop caccia per ripresa fauna

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 “L’esclusione di qualsiasi ipotesi di apertura anticipata della caccia a qualsiasi specie; il divieto di attività venatoria per tutto il mese di settembre per consentire agli habitat e alla fauna di recuperare condizioni fisiologiche soddisfacenti; una verifica dopo il mese di settembre per valutare la situazione; un’azione capillare di contrasto al bracconaggio”. È quanto chiede il WWF in una lettera inviata al Ministro dell’Ambiente e ai presidenti delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemontese, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto per chiedere una limitazione dell’attività venatoria nella stagione 2017-2018.

 

“Come noto, l’estate 2017 si sta caratterizzando con eccezionali ondate di calore e conseguenti temperature medie molto elevate. Al caldo si somma una drammatica e perdurante siccità (si stima che il deficit a luglio di quest’anno risulti del 45% rispetto alla media dello stesso mese del periodo 1970/2000). Per quanto riguarda gli incendi risulta che sono andati distrutti dal fuoco nel solo mese di luglio oltre 65.000 ettari, comprese estese zone particolarmente pregiate per ricchezza di biodiversità come quelle di Parchi, Siti Natura 2000 e Oasi. Al momento non pare che questa complessa situazione muterà favorevolmente”. Spiega il WWF nella lettera ai governatori: “Un comprensibile allarme è stato lanciato anche dalle associazioni degli agricoltori per lo stato di difficoltà in cui versano gli animali da allevamento, a causa del caldo, della scarsità di acqua, di pascoli, di fieno. Se questa è la condizione degli animali allevati, curati dall’uomo, è altamente plausibile che il patrimonio faunistico nazionale si trovi in larga misura in una condizione di stress che lo rende altamente vulnerabile rispetto ad ulteriori diverse pressioni”.

 

“La situazione sarà ancora peggiore per gli uccelli migratori che, da questo mese, iniziano il viaggio verso l’Africa. Questi troveranno, in particolare nelle regioni del centro e del sud, in molte delle tradizionali aree di sosta e alimentazione situazioni altamente mutate e critiche (boschi distrutti dagli incendi, fiumi e zone umide in secca, diffusa siccità, inaridimento) – continua la lettera del WWF – “I numerosi incendi di questo anno, così come gli incendi degli anni passati, comportano una riduzione degli spazi di caccia poiché le aree percorse da incendi devono essere per legge sottratte all’attività venatoria: questo comporta che un numero più elevato di cacciatori si concentri nelle restanti aree aperte alla caccia”.

 

Il WWF conclude la sua lettera chiedendo ad ogni Regione, in base alle condizioni locali, “un divieto dell’attività venatoria su tutto il territorio regionale, qualora le condizioni di siccità e l’estensione degli incendi abbiano determinato un calo sensibile degli habitat e delle risorse trofiche a disposizione della fauna selvatica; limitazioni temporali e/o spaziali alla caccia a determinate specie, in particolare agli uccelli acquatici, anche tramite il divieto di caccia da appostamento; il blocco dei ripopolamenti fino a data da destinarsi, per non sottrarre importanti risorse trofiche alla fauna già presente e blocco di qualsiasi forma di addestramento cani da caccia e di gare cinofile che costituiscono ulteriori fattori di stress per le popolazioni selvatiche”, come già suggerito in passato da autorevoli pareri ISPRA anche in condizioni ben più lievi delle attuali.

 

2 Commenti

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  • il problema incendi e’ dato non dal caldo torrido ma da piromani che con gli incendi ,da saltuari del lavoro occasionale dei vari enti preposti(pompieri-anas-rocciatori)vanno a guadagnare soldi con il volontariato,poi mi sovviene il costo ora dei canader(sbaglio o si parla di 15000€ l’ora) e dulcis in fundo quando passata la bufera incendiaria si parla dei milioni di euro della riqualificazione degli ambienti,questo schifo del disastro boschivo italiano e’ facilmente risolvibile con il non mettere a disposizione delle regioni nemmeno un euro per gli incendi e se mai ci fossero territori devastati dal fuoco,una legge che ne impedisca il rimboschimento o solo ed esclusivamente con forestazione forestale dello stato fatto con personale gia presente,il fatto poi che puntualmente enti inutili come il wwf e fax simili di associazioni parassitarie dello stato che della natura e dei selvatici non se ne fregano + di tanto ma solo per attrattiva di euro che lo stato elargisce loro se ne escano ogni anno con cazzate senza senso e’ ridicolo,selvati che hanno milioni di anni di evoluzione alla vita libera possano essere messi in difficolta’ dal caldo o dalla siccita’ testimonia l’ ignoranza in materia di suddette ass. ambientaliste le quali l’unica cosa che sanno proporre e chiudere la caccia ma del disastro boschivo perpetrato ogni anno in italia non se ne fregano,poveri noi in che mani siamo!!!!!!

  • Denaro a pioggia per spegnere gli incendi è la cosa più sbagliata da fare.

    Prima cosa eliminare il concetto di volontariato a pagamento, le cose vanno fatte con uomini e mezzi dello stato, se non dovessero bastare allora usare i soldi per potenziarli.

    Per situazioni eccezionali prendete in prestito uomini dall’esercito, sarebbe bene che ricevessero addestramento anche per questo tipo di evenienze.

    Fermate il magna magna e fermerete gli incendi.

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