Barcellona: dalla speranza alla disperazione, il piccolo Julian tra le vittime

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Si stringe il cerchio intorno a Younes Abouyaquou, il marocchino di 22 anni sospettato di essere l’autista del furgone killer della Rambla.

Caccia all’uomo con decine di posti di blocco in Catalogna, intensificati i controlli al confine con la Francia. Messa in ricordo delle vittime in una Sagrada Familia blindata, presenti i reali e Rajoy.

Il capolavoro incompiuto di Gaudì sarebbe stato uno dei possibili obiettivi del commando. Nuove indiscrezioni sul covo di Alcanar: trovate 120 bombole di gas, i terroristi ‘stavano preparando l’esplosivo per commettere uno o più attentati’. Fra i morti c’è anche Julian, il bimbo australiano di 7 anni dato per disperso e poi, erroneamente, per sopravvissuto.

Julian Cadman, il bimbo australiano di sette anni la cui foto era apparsa su social network, TV e giornali perché non si trovava, è morto. Non era scomparso, non era disperso: fin da subito il suo era uno dei tredici cadaveri della Rambla. La madre è ricoverata in ospedale, in gravi condizioni, e non ha potuto fare il riconoscimento.

Perché, dunque, era nato l’equivoco l’altro giorno che aveva fatto concludere che Julian era vivo? Le autorità catalane, nel diffondere le notizie, sono rigorose, e fin da subito hanno spiegato che non risultava che si stesse cercando un bambino.

Allo stesso tempo, fino a quando l’identificazione non fosse divenuta ufficiale con l’ausilio del test del Dna, non si poteva dire che il corpicino di Julian era già nell’obitorio di Barcellona. Il padre, partito da Sydney l’altro giorno per cercare il figlio, ha fatto venti ore di volo con una esile speranza di un miracolo. Ma il figlio era già morto giovedì pomeriggio, sulla Rambla, dove stava passeggiando con la madre Jumarie.

Alfano sulla Rambla, depone una corona di fiori. Musulmani in piazza a Madrid al grido di ‘Not in my name’, i familiari dei terroristi accusano l’Imam: ‘Li ha manipolati’.

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