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Il Discorso annuale sullo stato dell’Unione 2017 (di Angelo Giubileo)

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Appena il 13 settembre scorso, il Presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker ha tenuto il Discorso annuale sullo stato dell’Unione 2017.

In effetti, si tratta di una di quelle, purtroppo ancora rare, occasioni in cui ogni cittadino europeo dovrebbe prestare ascolto attentamente a quanto gli viene detto e indicato.

Anche se, generalmente, ciò in Italia non succede affatto.

Prima indicazione: qual è il quadro generale della situazione internazionale?

Juncker ha evidenziato che il quadro degli ultimi due anni è cambiato e che l’Unione ha oggi l’occasione di sfruttare i “venti favorevoli” che le si presentano, considerato soprattutto che:

Seconda indicazione: cosa occorrerebbe fare?

Su questo punto, il giudizio e il programma generale degli interventi – elaborati dal Parlamento, dal Consiglio Europeo e dalla Commissione Europea negli scorsi anni e mesi – è contenuto sinteticamente nel testo del Discorso di Juncker, che rappresenta un “sesto scenario” – rispetto ai cinque contenuti nel Libro bianco sull’avvenire dell’Europa da qui al 2025 – capace d’illustrare le strategie d’azione comuni che sono emerse dal lungo e approfondito dibattito.

Essenzialmente, la strategia degli interventi prevede due linee direttive: i) mantenere, nel corso dei prossimi 16 mesi, gli impegni presi a Bratislava a settembre dello scorso anno ii) “fissare un obiettivo ambizioso per l’avvenire”. In entrambi i casi, lo scopo è quello di realizzare la prospettiva di una “Unione” da completare ai diversi piani e livelli “di sicurezza, dei mercati di capitale, bancaria e un mercato unico digitale”.

Terza indicazione: in ordine a tale obiettivo, quali sarebbero le misure da consolidare e quali quelle nuove da adottare?

In ordine alla prospettiva del consolidamento, Juncker ha evidenziato l’esigenza di realizzare in pratica le disposizioni di atti legislativi aventi lo scopo di:

Dopo l’accordo commerciale con il Canada (CETA), che diventa operativo dalla settimana prossima, e la stipula di un accordo politico con il Giappone per un nuovo partenariato economico, promuovere altrettanti accordi entro l’anno con il Messico e i paesi dell’America del sud. Allo stesso modo, avviare prospettive d’intesa con l’Australia e la Nuova Zelanda.

Soprattutto per quanto concerne l’industria automobilistica, invitata espressamente da Juncker a fare ammenda di alcune scelte fatte e quindi rivedere alcune strategie d’impresa e d’investimento.

Mediante l’adozione di una proposta della Commissione che mira all’obiettivo della riduzione dell’emissioni di carbone nel settore dei trasporti.

Mediante la creazione di un’Agenzia europea di cybersecurity, considerato che, ha rimarcato Juncker, “gli attacchi informatici sono talvolta più pericolosi per la stabilità delle democrazie e delle economie rispetto ai fucili e ai furgoni”.

Attraverso l’adozione di misure specifiche, alcune prese altre da prendere, così come elencate dettagliatamente.

Già assunte: più di 1700 unità ancora impiegate nel controllo delle frontiere esterne; a seguito dell’operatività dell’accordo stipulato con la Turchia, la riduzione dei flussi di migranti “irregolari” nel Mediterraneo orientale a un livello pari al 97% e nel Mediterraneo centrale a un livello pari all’81%.

Da assumere: migliorare le condizioni dei rifugiati in Libia; utilizzare le risorse del Fondo fiduciario europeo per l’Africa, dotato di 2,7 miliardi di euro, ma con l’auspicio di aumentare il livello delle risorse, pari a 150 milioni di euro, rese finora disponibili dai bilanci contributivi dei singoli Stati membri; provvedere al rimpatrio di migranti “irregolari” – finora operato a un livello pari al 36% del dato d’immigrazione corrispondente -, e pertanto nell’immediato al “rimpatrio di 22.000 rifugiati provenienti dalla Turchia Giordania e Libano” e “altri 40.000 originari della Libia e dei paesi vicini”.

In merito all’“obiettivo ambizioso per l’avvenire”, Juncker ha sottolineato l’esigenza di costruire “un’Unione di valori, più unita, più forte, più democratica”, che si faccia carico di “difendere e promuovere sempre: la libertà, l’uguaglianza e lo stato di diritto” e che “in tutte le circostanze”, positive e negative, non debba mai fare “ricorso a un aiuto esterno”.

Dal punto di vista geopolitico, Juncker ha precisato che l’uguaglianza di trattamento deve riguardare tutti gli Stati membri, sia grandi che piccoli, al Nord come al Sud, ma soprattutto all’Est come all’Ovest.

In particolare, a giudizio del Presidente, si tratta di alcuni traguardi, imprescindibili: coloro che fanno lo stesso lavoro, in un medesimo posto, hanno diritto al medesimo salario, e a tale proposito l’auspicio è stato quello d’istituire un’Autorità comune del lavoro; tutti i consumatori hanno diritto a prodotti alimentari di uguale, e non minore, qualità. Infine, in argomento, l’urgenza che la concezione dello “stato di diritto” non sia ritenuta “un’opzione all’interno dell’Unione europea”, bensì un “obbligo”.

Quanto al processo delle riforme in corso e da attuare, Juncker ha sottolineato l’importanza di abbandonare la strategia, finora e talvolta perseguita da singoli Stati membri, “che si possa vincere solo se altri perdono”, in quanto – cosa che sembra apparire un giudizio definitivo: “La democrazia è una questione di compromesso”.

Per il futuro, anche immediato, “l’Unione europea deve anche diventare più inclusiva”, e quindi occorrerebbe che:

Sul piano istituzionale, Juncker ha evidenziato che, piuttosto che pensare e provvedere a modifiche dei trattati in corso, l’assetto normativo attuale potrebbe già consentire di assumere alcune decisioni, in specifiche materie, “a maggioranza qualificata” invece che “all’unanimità”. A giudizio del Presidente, per fare questo, necessiterebbe solo che il Consiglio Europeo assuma all’unanimità una decisione in tal guisa. Ripetiamo, senza modifiche dei trattati in vigore.

Ancora, egli ha illustrato “il bisogno” che sia creato un “ministro europeo dell’economia e delle finanze”, un Mister-euro capace di “coordinare l’insieme degli strumenti finanziari dell’UE occorrenti quando uno Stato membro entra in recessione o è colpito da una crisi minacciata dalla sua economia”.

Inoltre, ha sottolineato l’importanza della lotta al terrorismo internazionale, adottando anche a tale scopo il sistema di assumere le decisioni “a maggioranza qualificata”, e proponendo l’istituzione di un’Unità europea d’intelligence, “che garantisca che i dati relativi ai terroristi stranieri e ai combattenti siano scambiati automaticamente tra i servizi segreti e le polizie” degli Stati membri, e un Fondo europeo per la difesa, la cui proposta “è all’ordine del giorno”.

A completare il Discorso, il Presidente ha infine annunciato:

In fine, Juncker ha anche annunciato di avere inviato, in giornata stessa, sia al Presidente del Parlamento che del Consiglio europei, una mappa relativa alla direzione che si “dovrebbe seguire da qui al marzo 2019”, considerato che “il 29 marzo 2019 il Regno Unito lascerà l’Unione e il 30 marzo 2019 noi saremo una Unione a 27”.

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