Saranno interessati alla tassa i Gratta&Vinci, il SuperEnalotto, il Win for Life e le vincite realizzare con le videolottery, le slot di nuova generazione. Resterà invece esclusa dalla tassazione proprio la Lotteria Italia, le scommesse, il poker e i casinò online, i bingo e le altre slot machine (ma per queste ultime la vincita non può mai superare i 100 euro). La legge avrà effetto dal primo ottobre anche sul gioco pubblico più antico del mondo e che resta nel cuore di tanti italiani: il Lotto, su cui però la tassa sale soltanto di due punti, passando dal 6% all’8%.
L’operazione è finalizzata ad aumentare le entrate statali del settore, già particolarmente alte, visto che nel 2016 l’Erario ha incassato 10,5 miliardi di euro (+20% sull’anno precedente, somma che arriva a 11,3 miliardi con le una tantum). Ma secondo un’analisi del Servizio Bilancio della Camera, con l’aumento delle aliquote lo Stato si aspetta un aumento di gettito pari a 143 milioni annui a partire dal 2018, 36 milioni già a partire da questi ultimi mesi dell’anno in corso, cifra che porterà a 322 milioni le entrate ulteriori complessive nel prossimo triennio 2017-2019.
Risorse che, in alcuni casi, serviranno per una buona causa. Nelle «disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo» sono previsti, infatti, anche l’aumento al 19% del Preu (Prelievo unico erariale) sulle newslot e al 6% quello sulle videolotteries. Da cui è previsto un maggiore introito di circa 700 milioni di euro nel triennio 2017-2019.
Bene, bene, bene, che si aumenti pure il prelievo fiscale sulle vincite, ma inserire nel bilancio dello stato i maggiori introiti che ne derivano per finanziare “giuste cause” mi sembra quasi immorale.