L’ICAN riceve il Premio Nobel per la pace 2017 (di Cosimo Risi)

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L’ICAN, la campagna internazionale per abolire le armi nucleari, riceve il Nobel per la pace 2017.

La motivazione dei giurati norvegesi – quello per la pace è il solo premio consegnato a Oslo e non a Stoccolma – è che la campagna è tornata di attualità perché i rischi di conflitto nucleare sono tornati di attualità.

Vi è corrispondenza fra quanto accade in Nord Corea, col dittatore Kim che spara ordigni e vettori per portarli al bersaglio, e quanto accade nel resto del mondo, che ascolta con angoscia il crescere dei toni fra Washington e Pyongyang.

Non che il resto del mondo rifugga dalle armi nucleari. Gli arsenali aumentano di qualità se non di quantità sia nei paesi legittimati a possederli (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza NU) e sia nei paesi detentori di fatto.

Il disporre di armi nucleari dovrebbe essere fattore di deterrenza, scoraggiarne l’uso per la minaccia che il nemico può colpirti a sua volta col secondo micidiale colpo (logica del second strike). Il disporne ha anche l’effetto di indurre alla politica di potenza: a esibire i muscoli tanto sai di avere l’arma letale cosicché i tuoi interlocutori cederanno alla sola prospettiva di trovarsi annichiliti.

Su scala globale è come il commercio di armi da guerra in certi stati USA. Il cittadino ha il diritto costituzionale di armarsi e pertanto avverte il diritto personale di fare uso delle armi, anche delle più micidiali come quelle adoperate a Las Vegas.

Finché ci stanno gli arsenali nucleari non si è in grado di escludere che qualcuno voglia farne l’uso per cui sono immagazzinati. Una bella esplosione e… game over!

Ho memoria professionale delle organizzazioni non governative impegnate nel disarmo nucleare. A Ginevra, occupandomi della materia, ebbi modo di incontrare alcuni loro esponenti. I loro argomenti erano logicamente impeccabili quanto sfocati rispetto allo stato delle cose.

La diplomazia ufficiale era impegnata per il disarmo nucleare e la presenza delle ONG era  di sostegno. Solo che la diplomazia ufficiale si scontrava contro il classico muro di gomma. Quelli che avrebbero dovuto dismettere gli arsenali di fatto li accrescevano schermandosi dietro al pretesto che così fan tutti.

Esemplari erano le discussioni fra le delegazioni di India e Pakistan: io comincio a dismettere appena cominci tu, ma non era chiaro chi dovesse iniziare sebbene  la logica volesse lo smantellamento simultaneo.

Si dirà che questo Nobel per la pace, al pari di altri che l’hanno preceduto, premia le buone intenzioni e non le realizzazioni concrete. Per disarmare davvero non bastano le petizioni di principio, occorre una volontà politica ferrea come quella che portò all’accordo cosiddetto 5 + 1 sul nucleare iraniano.

Qualsiasi iniziativa è benemerita in un mondo che rianima i venti di guerra offendendo le vittime dei due conflitti del XX secolo. Per la causa della pace  la testimonianza del Nobel viene bene.

Cosimo Risi

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