Duro monito e pesante sanzione dalla Unione Europea ad Amazon (di Tony Ardito)

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La Commissione Europea ha assestato un altro duro colpo al colosso statunitense infliggendo una pesante multa. Amazon deve restituire 250 milioni di euro.

Soldi risparmiati su imposte e profitti grazie ad un accordo fiscale stretto nel 2003 con il Lussemburgo. Grazie a questo trattamento di favore, su circa tre quarti degli utili realizzati Amazon non avrebbe mai pagato le tasse.

Per effetto del ruling fiscale, emanato dal Lussemburgo nel 2003 – poi rinnovato nel 2011 – il gigante del web ha potuto trasferire la maggior parte dei suoi utili, tramite il pagamento di una royalty per l’utilizzo di diritti di proprietà intellettuale, da “Amazon EU”, società del gruppo soggetta a tassazione con sede nel Granducato, ad “Amazon Europe Holding Technologies”, società che invece non lo è. La Amazon EU ha così beneficiato di una rilevantissima riduzione delle tasse da corrispondere.

Dopo una indagine partita 3 anni fa, Bruxelles chiede il conto e nel contempo accende i riflettori  sui paesi troppo morbidi a livello fiscale. Così, ad esempio, l’Irlanda è stata ufficialmente deferita alla Corte di Giustizia Europea, rea di non aver recuperato da Apple i 13 miliardi di aiuti illegali ottenuti e chiesti indietro un anno fa proprio dalla Commissione. Una decisione contro cui il governo di Dublino aveva fatto ricorso e che oggi giudica totalmente inutile.

Ovviamente, la società di Seattle ha già preannunciato ricorso: “Riteniamo che Amazon non abbia ricevuto alcun trattamento speciale dal Lussemburgo e di aver pagato le tasse in piena conformità con la legislazione fiscale lussemburghese ed internazionale”.

Mentre il commissario alla concorrenza, Margrethe Vestager, ha invocato le regole europee sugli aiuti di Stato e dichiarato: “I paesi dell’Unione non possono accordare alle multinazionali dei vantaggi fiscali tagliati su misura a cui le altre aziende non hanno accesso”.

Sulle norme antitrust è forte la convinzione di un gruppo di Stati Ue, trai quali l’Italia, che si debba proseguire sulla linea intrapresa di intervenire con assoluto rigore a livello normativo onde costringere i vari giganti del web a pagare le tasse.

editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista

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