“Valigia diplomatica”: a Salerno grande interesse per il libro di Antonio Morabito

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Organizzata da Lions Club Giffoni, Accademia “Corpus Hippocraticum”, Lions Club Pietrasanta Versilia, in collaborazione con Associazione “Radicando”, si è tenuta nell’hotel Polo Nautico di Salerno, la riuscita presentazione del volume “Valigia Diplomatica” (Mind edizioni) scritto dal Ministro plenipotenziario, ambasciatore, Antonio Morabito, con la prefazione di Stefano Folli.

Un libro che, con stile scorrevole e confidenziale, “racconta” con dovizia di particolari, andando anche in profondità, le peculiarità, le opportunità, ma anche le difficoltà di un mestiere, quello di diplomatico, prestigioso, certo, e in cima ai desideri di molti; ma che si rivela, nella pratica, come uno dei più complessi e delicati, non alla portata di chiunque, se non di chi in possesso di approfondita formazione e di particolari doti caratteriali.

Dal dibattito intorno al volume, è emersa per prima cosa proprio questa considerazione: il diplomatico, per definizione, si sposta per il mondo a rappresentare e “tutelare” gli interessi della propria nazione e dei cittadini nelle sedi di competenza; e qui, al tempo stesso, rappresenta e tutela i propri connazionali lì residenti e\o operativi. Tra il Paese di rappresentanza e quello di competenza, deve così fare da “ponte”, o meglio da “cerniera”, il diplomatico, attivandosi in ogni direzione possibile, al fine di valorizzare e favorire ogni tipo di relazione utile. Questo lavoro, non è però per sempre. Ogni volta, ogni tot di anni, ricomincia infatti daccapo in, e, con un nuovo Paese.

Tutto ciò, necessita di una grande capacità di adattamento, di versatilità e disponibilità al cambiamento, che è sempre sostanziale: nuova lingua parlata, nuovi usi e costumi con cui rapportarsi, nuovo background culturale da saper interpretare per poter dialogare efficacemente. Per non dire, poi, delle difficoltà pratiche di adattarsi prontamente a nuovi climi, nuove abitudini alimentari, nuovi stili di vita.

Sembra facile, ma non lo è affatto, e contrariamente a quanto si pensi, non sono in molti quelli che riescono a vivere, e poi conservare come esperienze positive e arricchenti, le loro lunghe permanenze estere. Ci sono sorprendenti dati statistici, riguardanti i diplomatici, che parlano per esempio, di altissimi tassi di divorzi nelle famiglie in cui uno solo dei coniugi è in questa carriera. E poi è di tutta evidenza la difficoltà nella gestione familiare, soprattutto quando ci sono di mezzo figli a carico, sbattuti qua e là, ogni volta a cominciare daccapo in classi scolastiche di Paesi lontanissimi tra loro, e ogni volta a cercare di coltivare amicizie e relazioni che si interrompono di colpo per sopravvenuto trasferimento. Lo stesso, oltre che per i figli, vale per i diplomatici mamme e papà… che, strano a dirsi anche questo, lamentano in molti proprio questa “curiosa” condizione umana di vita vissuta in moto perpetuo, che è nei fatti contraria alla “normale” vita di relazione sociale cui tutti noi “sedentari di nazione” siamo abituati e che diamo per scontata.

Introdotti da Emilio Petrini Mansi, Marchese della Fontanazza, Presidente del Lions Club Pietrasanta, hanno discusso del bel libro di Morabito: Massimo Panebianco, docente di Diritto Internazionale; Cosimo Risi, già Ambasciatore d’Italia; Roberto Messina, giornalista e scrittore; Vincenzo Fulvio Attisani, avvocato penalista e presidente dell’Associazione “Radicando”. Poi i saluti del “padrone di casa” Principe Roberto Schiavone di Favignana, presidente Lions Club Giffoni e Accademia Hippocraticum. Quindi, conclusioni di Maria Pia Arcangelo, presidente IV Circoscrizione Distretto Lions 108YA.

Il prof. Panebianco ha per primo tracciato un approfondito excursus sulla “memorialistica” diplomatica, i libri scritti appunto dai diplomatici nel corso del tempo, che vanta una sua lunga e preziosa tradizione, nella quale si colloca appunto il libro di Morabito, che però, ha spiegato Panebianco: “possiede una sua dimensione inedita e originale, legata ad un concetto e ad una pratica di ‘nuova e moderna diplomazia dei diritti e della pace’, che rimarca e fa propri i grandi valori dell’etica, del rispetto delle genti e del servizio”.

L’ambasciatore Risi, ha insistito sul tema del “cambiamento” intervenuto “obtorto collo” nella professione di diplomatico, per cui, come per tanti altri ambiti della nostra modernità, sono ora ineludibili le necessità di mettersi al passo coi tempi, a cominciare dall’impiego obbligato delle nuove tecnologie.

In effetti, a pensarci bene, le nuove modalità di comunicazione telefonica, video e social, hanno “avvicinato” e interconnesso il mondo, e a costi bassissimi quindi accessibili a tutti, rendendo via via la figura del diplomatico sempre necessaria, indispensabile, ma non più assolutamente esclusiva, maggiormente di rappresentanza insomma, che di presenza.

Roberto Messina ha parlato del “valore formativo” di questo libro, che apre il sipario su un mondo sempre ancora elitario e “distante”, quale quello delle relazioni estere, ancora percepito soprattutto dalla nuove generazioni come affascinante ma sconosciuto, esaltante ma inarrivabile.

“Valigia diplomatica” – ha detto Messina – “umanizza, sdogana questa professione e questo mondo, che non è più quello della ‘polizia in alta uniforme’. Lo rende comprensibile e ‘avvicinabile’. Fa capire, che è un lavoro possibile, anche senza possedere ‘doppi cognomi’ e senza esser ‘nati col cucchiaino d’argento in bocca’ con le parole dell’ambasciatore Francesco Greco, né dover appartenere necessariamente alla casta. Un mestiere delicato, complesso, evidentemente, e per il quale serve sacrificio e competenza, ma che si può traguardare grazie a metodo, studio, applicazione, vincendo un concorso pubblico tra i più difficili e articolati.

Lo studio serrato, può far superare ogni scoglio. Ma per intenderci, per esempio, quella che viene definita dagli spagnoli ‘capacidad convocatoria’: e cioè, la capacità di mobilitare, inviare, riunire, aggregare personalità di alto livello intorno ad un tema o un evento, che è caratteristica per eccellenza del diplomatico, non te la può insegnare nessuno. Si possiede o no, come intrinseca, propria, qualità umana e appunto diplomatica, come componente del proprio dna”.

L’avvocato Vincenzo Fulvio Attisani, presidente dell’Associazione “Radicando” che organizza il Premio “Brigantino d’oro” a Girifalco (Cz) dato ogni anno a personalità del mondo giuridico e della grande professionalità italiana, come il procuratore Nicola Gratteri e il presidente della Corte Costituzionale Alfonso Quaranta (e consegnato lo scorso agosto proprio a Morabito) e che ha intanto annunciato una prossima edizione di questo evento a Salerno, ha sottolineato la forza e il valore del libro come strumento formativo e di riflessione sul Corpo diplomatico, ma anche come nuovo punto di riferimento per l’italianità all’estero:

“il volume – ha detto – al di la dello stile, dei contenuti, della leggibilità, dell’intrigante parte biografica che testimonia e racconta il prezioso lavoro istituzionale e personale svolto in ogni sede dai diplomatici, rappresenta un formidabile ‘manuale’, discreto e sincero, non impositivo e diciamo dottrinario, che trasuda passione, emozione e ‘speranza’, e che regala ‘sogni’ e ideali per avvicinarsi così con leggerezza, umanità e simpatia, e poter quindi comprendere, cosa sta davanti e dietro la carriera diplomatica, e cosa questa necessariamente comporta. E non è poco!”

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