In Campania il dissesto geoidrologico aggravato, l’allarme dei geologi

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In Campania il dissesto geoidrologico, comunemente noto come idrogeologico, si è notevolmente aggravato: potrebbe aver raggiunto un aumento pari a tutto il territorio colpito dagli incendi anche recenti.  Zone che prima non erano ad elevato rischio oggi potrebbero esserlo e magari anche di più.  Ciò che preoccupa che ad oggi non possiamo e non conosciamo il livello di rischio perché mancano i monitoraggi geomorfologici dei versanti. Sicuramente abbiamo avuto un aumento di aree suscettibili a processi franosi; tuttavia non conosciamo lo stato di salute, dal punto di vista geomorfologico, del territorio interessato. Quanto è accaduto a Positano, ma anche in Irpinia, sul Faito, anche nella giornata di ieri,  rappresenta un forte campanello d’allarme per la Campania”. A lanciare l’allarme è la professoressa Micla Pennetta titolare di cattedra di Geologia Ambientale e Rischi Naturali presso l’Università Federico II di Napoli  e referente regionale dei Geomorfologi Italiani.

Si rischia di lasciare il territorio nelle condizioni di instabilità ed i pericoli potrebbero essere elevati. Quei versanti montuosi, molto diffusi in Campania, caratterizzati da roccia dura calcarea – ha proseguito Pennetta –  coperti da una coltre di sedimenti sciolti sono particolarmente vulnerabili: quest’ultima, non più trattenuta dalla vegetazione, con le piogge potrà velocemente muoversi verso valle trascinando tutto quanto incontrerebbe sulla sua strada. Non si da la possibilità al medico di visitare l’ammalato, con il rischio che l’ammalato possa poi arrivare al Pronto Soccorso già morto. Dobbiamo subito fare prevenzione partendo immediatamente dallo studio dei caratteri geomorfologici dei territori. Dobbiamo sapere se si sono attivate nuove frane o magari riattivate quelle che ci sono sempre state: lo possiamo fare solo consultando i geomorfologi che devono eseguire un’analisi attenta del territorio. Ma dobbiamo farlo ora e non dopo le tragedie”.

Bisogna assolutamente monitorare i versanti ed i territori colpiti e farlo prima  – ha concluso la Pennetta  – che arrivino le altre piogge. A causa degli incendi e dei diboscamenti manca l’azione di protezione e mitigazione offerta dalla superfice arborea al terreno. Inoltre la cenere generata a seguito degli incendi impermeabilizza i suoli, impedendo la lenta infiltrazione delle acque piovane nel terreno. Bisogna fare rilevamenti geomorfologici di dettaglio su tutte le aree che possono generare criticità, al fine di individuare le condizioni pericolo”.

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  • Per quale motivo non si stanziano fondi per far intervenire i geologi nel monitoraggio e la prevenzione? Eppure, oramai è assodato che…prevenire è meglio che curare, augurandoci che non ci siano perdite di vite umane. E io pago!

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