M5S, Tofalo: “Intrecci affaristico-politici, Comune di Roccapiemonte da sciogliere”

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“L’inchiesta ha preso il via nel 2016. Al Comune di Roccapiemonte vigeva l’ex-amministrazione Pascarelli. Lo scandalo investì quelli che all’epoca furono due consiglieri comunali di maggioranza. In questi anni di indagine l’amministrazione è cambiata ed oggi è sindaco il fratello del giudice, a sua volta indagato nell’ambito della stessa inchiesta per il ruolo, occupato all’epoca dei fatti, di presidente della Rocchese. Come M5S chiediamo le dimissioni di tutti gli esponenti politici coinvolti in quella indagine”. E’ la richiesta avanzata dal deputato M5S Angelo Tofalo.
“L’ordinanza cautelare – prosegue Tofalo – rivela in che maniera e per quali ragioni il giudice Pagano si sarebbe adoperato per aiutare imprenditori amici, facendo in modo di farsi assegnare le cause civili che li riguardavano ed omettendo di astenersi dal trattarle come lo avrebbe obbligato la legge. C’è poi un’ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, contestata (tra gli altri) a Pagano, a Montone e Piluso. L’indagine in questione fa riferimento ad un finanziamento regionale di oltre 300mila euro a beneficio della società cooperativa Eremo in vista della realizzazione di un agriturismo in Roccapiemonte, ottenuto, secondo la Procura, mediante una serie artificiosa di operazioni fittizie, realizzate mediante l’apparente costituzione di capitale sociale e false fatture comprovanti l’acquisto di materiali ed attrezzature varie. Una ulteriore accusa di falso in atto pubblico riguarda Pagano e Piluso per una falsa denuncia di smarrimento di assegni collegati alla costituzione del capitale sociale della Eremo. Inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari per Pagano e per il funzionario giudiziario Nicola Montone, al divieto di dimora per gli imprenditori Luigi Celestre Angrisani, Riccardo De Falco, Giovanni Di Giura e Roberto Leone, e all’obbligo di dimora nel comune di residenza per il consulente fiscale Antonio Piluso. Il gip ha inoltre ordinato il sequestro preventivo di 500mila euro, equivalente ai profitti delle numerose corruzioni. Nell’ambito della stessa inchiesta, nell’aprile del 2016 Pagano fu sottoposto a perquisizione domiciliare. In quell’occasione gli furono sequestrati quattro orologi di lusso e una cartellina con la dicitura ‘posti di lavoro’ con dentro, nomi e curriculum vitae.

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