Cava: dal terremoto dell’ 80 ancora nel container. La storia di un’87enne

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Così, di primo acchito, verrebbe subito da dire che la signora Lucia Senatore, 87 anni, invalida al 50%, costretta a vivere dietro le lamiere di un container (una soluzione provvisoria che doveva durare al massimo 5 anni), è stata travolta da un insolito destino. Invece le cose non stanno assolutamente così: la donna è stata abbandonata, trascurata, ripudiata dalle ‘solite’ istituzioni. Che cosa le è successo? Vive da 37 anni dentro un container. E non perché la sua casa è stata distrutta dal recente terremoto, ma perché la sua dimora era stata rasa al suolo da un sisma di 37 anni fa. Insomma, la signora è un terremota dell’Irpinia: ‘anno domini’ 1980.

Quest’anno consumerà (sciuperà) il suo 37° Natale in un fabbricato in lamiera in un campo sfollati di Cava de’ Tirreni (Salerno). La storia l’ha raccontata il quotidiano La Stampa. La signora Senatore oltre ad avere un’età veneranda, non gode neppure di buona salute: è invalida al 50%. “Il mio container lo curo al massimo – ha spiegato la donna con orgoglio -. Mi vergogno delle cose che non funzionano. Ho fatto mettere una nuova finestra, ma restano gli spifferi e piove dentro. Il mio sogno era avere una casa vera, non credo si realizzerà”.

La signora campana è una vittima delle promesse, perché la casa che le avrebbero dovuto consegnare almeno 36 anni fa non l’ha mai accarezzata, nemmeno con gli occhi. “Quando fummo trasferiti in questa campo con altre 137 famiglie, ci dissero: ‘Sono casette temporanee di lamiera, durano poco’. Dovevano servire solo per fronteggiare l’emergenza. Avevano un’abilità massima di 5 anni”. In un primo momento, la copertura era in Eternit, poi il materiale pericoloso è stato smaltito. La signora Senatore in gioventù ha lavorato come operaia in una manifattura di tabacchi, successivamente è stata assunta dallo Stato come bidella. Adesso l’Inps le passa una pensione di 830 euro al mese. Sulla sua carta d’identità c’è l’indirizzo della sua dimora: “Via Luigi Ferrara, prefabbricato 59”.

Il comune sostiene che il suo sia un caso difficile, perché essendo rimasta da sola servirebbe un piccolo alloggio, ma non ce ne sono a disposizione. Prima ancora era rimasta senza casa popolare perché, maledetta burocrazia, la sua domanda non era stata compilata a dovere. Inoltre, vive sola, quindi altri nuclei familiari più numerosi le passano avanti in graduatoria. Un’altra volta le hanno proposta una casa senza camera da letto. E c’è sempre un motivo per vedersi rispondere di no. Qualcuno però, nel frattempo, una casa l’ha ricevuta. O magari se l’è presa occupandola. Lei no, vuole fare le cose come di devono: secondo le norme di legge.

“Entro l’anno tutti avranno una degna sistemazione e si porrà fine a questa brutta pagina della nostra città che dura da oltre trent’anni”, ha detto il vice sindaco di Cava de’ Tirreni alla recente commemorazione de 37 anni del terremoto. La signora intanto aspetta. Aspetta e spera, si dive un tempo, ma di speranza si può anche morire. E infatti dice: “Stanno solo aspettando che io muoia”. Il tempo, brutta cosa, quando si deve aspettare tanto.

Fonte Tiscali

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