Ass. ‘Io Salerno’, quartiere Fratte: vivere equivale a morire?

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(segue da Mercoledì 10/01/2018)

In origine, Fratte era un rione esterno alla nostra Città e ne costituiva la principale area produttiva grazie all’insediamento delle industrie tessili lungo il corso del fiume Irno.

Era un vivace polo operaio, dotato di una specifica identità, che si contrapponeva ad una Città prevalentemente borghese interessata alle attività del commercio e del terziario.

Non era, quindi, un semplice aggregato urbano di periferia, né un sobborgo e neppure una oscura espressione geografica.

Era una Città posta ai margini della Città, appartata e tranquilla, con la sua piazzetta, la posta, le piccole botteghe, il circolo operaio e la sorgente di acqua minerale che costituiva la fonte di approvvigionamento per tutti.

E aveva anche la sua banda musicale che, ogni Primo Maggio, arrivava suonando in centro per celebrare il giorno di festa.

Inutile soffermarci su ciò che è avvenuto. Siamo tutti consapevoli e, forse, anche responsabili.

Adesso, però, non è più tempo di discutere. E’ necessario decidere.

Sul problema delle Fonderie ci siamo espressi nell’intervento di Mercoledì scorso (cfr. salernonotizie.it 10/01/18).

Alla delocalizzazione non c’è alternativa.

Già. Ma un primo comitato per la delocalizzazione risale al Novembre 2006 e non sono mancate successive dichiarazioni sulla imminenza di una soluzione. Nel Marzo 2016 è stata assicurata la individuazione dei suoli e nel Settembre successivo è stata anche diffusa la notizia dell’acquisto. E, allora?

Il terreno su cui sorge l’industria rientra in Area di Trasformazione Urbana e ha già destinazione residenziale e produttiva per ca 50.000 mq. (salvo errore). Le cronache ci riferiscono che la proprietà ha predisposto il progetto per gli insediamenti abitativi e per gli uffici. E, allora?

Qualcuno può dirci qualcosa? Sarebbe una notizia gradita o, per meglio dire, obbligata verso i residenti.

Ma le Fonderie non sono il solo problema del quartiere.

  1. infatti, nella riunione pubblica del 14/12 del decorso anno (cfr. commento precedente), gli abitanti hanno sottoposto alla classe politica una serie ben più ampia di richieste per interventi radicali di recupero di qualità urbana, di vivibilità e di coesione sociale.

Nei giorni scorsi, abbiamo appreso che, nell’ambito del Piano per la Riqualificazione delle Periferie, di cui al Bando Nazionale che ha assegnato alla Città l’importo di 18milioni di euro, alla frazione sarà riservato un intervento di 1,4milioni destinato alla eliminazione dei containers post-terremoto di via degli Etruschi e alla realizzazione di un Centro Sociale-Culturale ove ospitare attività collettive, con una biblioteca, per gli studenti del quartiere e per gli universitari.

Salvo che, nel corso dei lavori, non dovessero emergere reperti archeologici. Il che è possibile, considerata la vicinanza all’area degli scavi poco più a valle.

Pur manifestando apprezzamento per la proposta, ci permettiamo osservare che le caratteristiche del progetto non sembrano idonee a configurarlo quale intervento di “riqualificazione”, nell’ottica delle esigenze rappresentate dai residenti, ma quale operazione di “manutenzione” di una limitata area del quartiere.

In realtà, l’intervento che noi pensiamo debba essere posto in essere per Fratte dovrebbe consistere in un “pacchetto” di azioni concertate, pubblico-privato, che sia in grado di aggiornare la sua identità e la sua funzione mirando al recupero del patrimonio edilizio pre-esistente, degli spazi pubblici, della piazza, dei giardini, dei beni archeologici, delle attività produttive, secondo logiche che prediligano il rispetto per il territorio, la cura dell’ambiente, il benessere dei residenti, la crescita culturale ed economica, la mobilità interna, le modalità relazionali, la qualità della vita.

Perché la riqualificazione urbana non deve cambiare solo i luoghi, ma deve anche incidere sulle abitudini di ciascuno per diffondere serenità e fiducia e per creare quella stretta relazione emotiva di appartenenza che consente di trasformare un aggregato di  persone in una vera comunità di anime.

E Fratte ha necessità di ritornare ad essere una comunità.

Perché, oggi, essa è niente altro che un oscuro insediamento, ove convergono e si restringono tutte le direttrici di traffico, nord-sud ed est-ovest, soffocato da tangenziale, svincoli e viadotti, avvelenato da “fiumi di fumi”, cioè diossina e polveri sottili, diffusi con ampia libertà.

Noi riteniamo che per riportare la frazione alle sue origini non siano necessarie somme superiori a quelle già stanziate, poiché l’intervento pubblico sarebbe limitato in via quasi esclusiva alla diversa organizzazione del tessuto urbano lasciando ai privati il compito di adeguare e implementare le attività commerciali e di servizio.

Il tutto con l’obiettivo di realizzare il primo “Centro Commerciale Naturale” e il primo “Quartiere Verde”della Città.

Noi proponiamo, innanzitutto, di restituire alla piazzetta la originaria funzione di centro della vita e del commercio locale, liberandola da ogni invasiva presenza di auto.

Tale risultato potrebbe essere agevolmente ottenuto con semplici modifiche della attuale canalizzazione del traffico secondo il dettaglio da noi già fornito nell’intervento del Maggio del decorso anno (cfr. salernonotizie.it 10/05/2017). Per brevità, non ci ripetiamo.

L’area pedonale (ztl), illuminata a tema, piantumata, con arredi e dehors, dovrebbe estendersi dal “ponte storico” fino agli scavi archeologici, da una parte, e alla Chiesa della Sacra Famiglia, ora defilata e di difficile accesso, dall’altra.

Attività commerciali al minuto, ristoranti e piano-bar, punti di socializzazione, anche con angoli letterari e artistici, un “pianoforte di piazza”, giochi di acqua, spazi dedicati ai più piccini, darebbero calore e suoni invogliando l’aggregazione giovanile, delle famiglie e degli anziani.

Un’area di parcheggio, proprio nel terreno dei prefabbricati di via degli Etruschi, consentirebbe di raggiungere a piedi la zona archeologica e la piazzetta, mentre una analoga area, già programmata nella ex Fonditori di Salerno, potrebbe accogliere i visitatori diretti al centro.

Gli scavi etruschi, testimonianza significativa di quella civiltà, potrebbe quindi divenire un concreto riferimento culturale per flussi di visitatori, magari ricreando quei percorsi che dalla valle dell’Irno portavano le antiche genti fino al più importante insediamento di Pontecagnano. Un fabbricato da adibire a Museo (ex VitoloGatti?) potrebbe consentire la mostra dei reperti archeologici ora presso il Museo Provinciale.

Sulla base di queste semplici idee, vorremmo fosse aperto un confronto tra cittadini, urbanisti e politici per arrivare alla predisposizione di “un progetto per la nuova Fratte”, con più dignità, più vivibilità e vitalità economica, più opportunità di crescita per un futuro rispettoso della salute dei residenti, dell’ambiente e della storia.

Fratte potrebbe essere davvero il primo esempio di “Centro Commerciale Naturale” e di “Quartiere VERDE” della Città.

Ed essere prova di una mutata sensibilità dei responsabili e di come sia possibile riportare la vita in un luogo divenuto sinonimo di veleni e di morte.

Vivere a Fratte non può equivalere a morire.

Fratte ha bisogno di amore.

Associazione Io Salerno – Officina di pensiero

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