Astori, Colantuono: «Giocatore importante e uomo leale»

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Anche Stefano Colantuono si è unito al dolore di tutti gli sportivi per il decesso di Davide Astori. Queste le parole del tecnico granata: “Mi unisco al cordoglio per la scomparsa del capitano viola Davide Astori. Un giocatore importante e un uomo leale”.

La Salernitana sul sito web scrive: L’U.S. Salernitana 1919, la Proprietà, i dirigenti, i giocatori, lo staff e la Salerno sportiva tutta con profondo cordoglio si stringono attorno al dolore che ha colpito la Società A.C.F. Fiorentina e la famiglia Astori per la prematura scomparsa del capitano viola Davide Astori.

Il capitano della Fiorentina Davide Astori è morto in nottata in albergo a Udine, mentre era in ritiro con la squadra in vista della partita, di oggi, con l’Udinese. Aveva 31 anni. A causare la morte del capitano viola e difensore della Nazionale sarebbe stato un arresto cardiaco.

‘L’idea è che il giocatore sia deceduto per un arresto cardiocircolatorio per cause naturali’,
anche se ‘è strano che succeda una cosa del genere a un professionista così monitorato’, ha detto il Procuratore capo di Udine De Nicolo.

La Serie A si ferma in segno di lutto. Rinviate anche tre partite della B. Attestati di cordoglio dal mondo del calcio. Totti: ‘choccato da questa tragedia’. Buffon: ‘Ciao
Asto, espressione migliore di un mondo antico’.

Astori: da Taccola a Puerta, le morti-dramma nel calcio

Giovani, robusti, campioni, per certi versi, agli occhi dei più giovani, eroi indistruttibili. Forse anche per questo le loro morti sono sempre scioccanti e sconvolgenti. Davide Astori, capitano della Fiorentina e da 10 anni nel calcio che conta, scomparso a soli 31 anni, non sfugge a questa logica, andando ad allungare la triste schiera di calciatori morti anzitempo, vuoi sul campo di calcio, vuoi negli spogliatoi o nel letto di casa.

Giallo e tragedia insieme quella che ha colpito il difensore viola e che fa tornare alla mente altri drammi che hanno condito le cronache sportive degli ultimi anni. Come quello che ha portato via nel 2012 Piermario Morosini, stroncato da un arresto cardiaco durante Livorno-Pescara. Prima di lui era deceduto Dani Jarque, capitano dell’Espanyol, che era al telefono con la fidanzata quando, in ritiro a Coverciano, morì per un attacco cardiaco.

Ma l’elenco nero delle morti nel calcio è lunghissimo. Nella memoria di tutti, l’incipit è segnato dalla tragedia di Giuliano Taccola, attaccante della Roma, fulminato da un infarto nello spogliatoio dell’Amsicora, a Cagliari, poi morto sull’ambulanza che lo trasportava in ospedale. Era il 1969 e da allora non fu più la stessa cosa.

Anche se c’era il precedente di Ferraris IV, mediano campione del mondo, morto in campo per infarto, mentre giocava con delle vecchie glorie, a 43 anni. A riaprire quelle ferite, un altro addio tragico, destinato a restare nei ricordi dei tifosi italiani: Renato Curi oggi è il nome dello stadio di Perugia che il 30 ottobre 1977 si chiamava ancora come la località dove si trova: Pian di Massiano.

Quel giorno, sotto il diluvio, si gioca Perugia-Juventus, big match di A. E’ un pomeriggio buio, con una luce sinistra. Gli annali ricordano perfino l’ora di quello scatto del 24enne baffuto centrocampista dei grifoni e dell’improvviso crollo: sono le 15,34 e il cuore di Curi di ferma per sempre.

La Spagna del nuovo millennio è ancora sotto choc per la morte di Antonio Puerta, giocatore delle Furie Rosse e del Siviglia, crollato in campo nel 2007. L’autopsia stabilì che lo spagnolo soffriva di una displasia ventricolare destra, un’aritmia visibile solo a esami più approfonditi.

Lutto mondiale fu quello del 28enne camerunense Marc Foè, stroncato da un arresto cardiaco durante la Confederations Cup 2003. Fu choc anche per la Fifa, che impose di innalzare i livelli della prevenzione.

Prima di Morosini, che scioccò l’Italia accasciandosi sul terreno del ‘Picchi’, a Livorno, mentre affrontava il Pescara, nell’ agosto 2007 era toccato a Chaswe Nsofwa, zambiano dell’Hapoel Beersheva, squadra di 2/a Divisione del campionato israeliano. E prima ancora era toccato ad altri suoi sfortunati colleghi: è il caso di Naoki Matsuda, difensore ed ex nazionale giapponese che aveva disputato il Mondiale 2002.

Il suo cuore ha cessato di battere a due giorni dal ricovero d’urgenza, dopo avere perso i sensi mentre si allenava con il Matsumoto Yamaga. Giallo e tragedia colpirono anche il nigeriano Chinonso Ihelwere Henry (Delta Tulcea, squadra 2/a Divisione romena), l’ecuadoregno Jairo Andres Nazareno (21 anni, attaccante del Chimborazo), il capitano degli scozzesi del Motherwell, Phil O’Donnell, Patrick Ekeng, Bernardo Riberio, Miklos Feher.

Ma le morti choc non appartengono solo al mondo del calcio: basta ricordare la scomparsa improvvisa del pallavolista Vigor Bovolenta (38 anni), dell’azzurra del salto Simona Senoner, appena 17enne e morta per un improvviso malore mentre era in ritiro, del cestista Davide Ancilotto, morto durante una gara amichevole: il giocatore si accasciò al suolo colpito da un aneurisma cerebrale. Più lontano il caso di Luciano Vendemini: morì per la rottura dell’aorta il 20 febbraio del 1977.

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