Lutto nel mondo del Cinema: è morto Carlo Vanzina

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E’ morto nella sua Roma, all’età di 67 anni, il regista Carlo Vanzina. Nato il 13 marzo 1951, regista, sceneggiatore e produttore, insieme al fratello Enrico, che si è dedicato più alla scrittura, è vissuto nel mondo del cinema fin dall’infanzia, grazie al padre Steno. L’esordio come aiuto regista di Monicelli, le collaborazioni con il padre, poi il primo film nel 1976, ‘Luna di miele in tre’, scritto da Enrico e con Renato Pozzetto.

Da allora ha realizzato, in 40 anni di carriera, una sessantina di film, dalla scoperta di Diego Abatantuono nel 1982 (‘Eccezzziunale… veramente’ e ‘Viuuulentemente mia, entrambi del 1982’), a quel ‘Sapore di mare’ uscito in sala l’anno dopo che è sempre stato il suo film più amato.

Il 1983 è anche l’anno di ‘Vacanze di Natale’, considerato il padre di tutti i cinepanettoni. Autori di commedie popolari, ma mai davvero volgari, Carlo ed Enrico hanno sempre avuto, specie nell’Italia post-sessantottina ancora ammantata da ideologie, un conto aperto con la critica.

Alla commedia, che è stata il marchio di fabbrica della ditta Vanzina, Carlo ha alternato thriller come Mystere e Sotto il vestito niente o, più recentemente, Squillo e Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata; film che tentavano di accarezzare gli stilemi del cinema civile come Tre colonne in cronaca o che raccontavano le derive e gli intrighi del potere finanziario come Miliardi.
Ma solo sempre le commedie le più popolari: Vacanze in AmericaYuppies,Montecarlo Gran CasinòI miticiFebbre da cavallo – La mandrakata,Un’estate ai Caraibifino agli ultimi Non si ruba a casa dei ladri e Caccia al tesoro.

Guardati con malcelato disprezzo dalla maggior parte della critica, o comunque generalmente sottostimati, i film di Carlo Vanzina avevano sempre dalla loro quella voglia discreta di voler essere semplicemente loro stessi: prodotti d’intrattenimento che, in maniera solo apparentemente casuale, ci raccontavano un po’ (tanto) di quello che eravamo stati e che siamo ancora, della nostra società, delle classi sociali, delle trasformazioni dell’una e delle altre, e che hanno segnato in maniera indelebile il nostro immaginario.

Era il carattere di Carlo Vanzina, uomo discreto che non amava le luci dei riflettori né ostentare la sua cultura e le sue conoscenze, perché non voleva piazzarsi su un pulpito o insegnare nulla, ma solo raccontare storie che ci riguardavano tutti, e che ci entravano dentro.

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