L’Associazione Culturale Mineia dona una panchina al Museo di Paestum

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E’ stata consegnata al Museo di Paestum una “panca d’autore”: un’opera realizzata dall’Associazione Culturale Mineia, su progetto di Gianfranco Glielmi con la supervisione del direttore artistico Vincenzo Pepe. “La nostra panchina vuol essere un punto d’incontro di culture differenti ma riconducibili ad un unico denominatore comune, la nostra radice culturale: Paestum. – dichiara il vicepresidente dell’associazione Gianfranco Glielmi – Abbiamo scelto una frase dal libro IV delle Georgiche di Virgilio che meglio descrive la bellezza nei secoli di Paestum “Forsitan et pingues hortos quae cura colendi ornaret, canerem, biferique rosaria Paesti”.

I Pestani nel corso dei secoli hanno voluto esaltare le rose di Paestum scrivendo anche altre frasi; la frase delle Georgiche di Virgilio è forse quella più conosciuta.

L’abbiamo rappresentata traducendola in altre 9 lingue: italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, cinese, arabo, russo. La nostra panca vuol essere qualcosa che va oltre l’immagine. Abbiamo immaginato non una panca su cui sedersi solo. Abbiamo immaginato individui di culture diverse sedersi e comunicarsi, scambiarsi emozioni con questa frase antica di due millenni. Un punto d’incontro delle nostre origini…per un attimo una panca ci parla di Paestum, della sua bellezza, della sua storia diventando così una sorta di ombelico del mondo.”

L’Associazione culturale Mineia, presieduta da Giancarlo Di Filippo, è stata fondata con lo scopo di riuscire a “raccontare” la ricchezza del patrimonio storico di Paestum attraverso manifestazioni di interesse culturale idonee ad essere diffuse con i moderni media per raggiungere fasce sempre più ampie di pubblico, anche oltreconfine. Non a caso il nome che si è data fa riferimento a quello di Mineia M.f., la nobile signora di Paestum che abbellì la città antica con il suo mecenatismo.

Tanto forte fu la sua eco nell’antichità da divenire l’unica donna al mondo ad avere l’onore di essere effigiata sulle monete, pur non appartenendo alla famiglia imperiale. La frase di Virgilio è stata tradotta in cinese da Melania Gorrasi, in arabo dal campione di kick boxing Najib Idali e in russo da Valentina Beyaleyevan.

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