Vacanze d’agosto: sconsigli di viaggio (di Cosimo Risi)

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A chi non ha la casa al mare né nel paesello natio né in montagna l’approssimarsi d’agosto pone il dilemma del viaggio: restare in Italia, che sarà pure il più bel paese del mondo ma ci viviamo tutto l’anno, oppure scegliere una meta estera. A costoro sono dedicate le note di fine luglio: un baedeker per viaggiatori fuori confini.

Croazia. La Croazia ha appena quattro milioni di abitanti e tutti sportivi. Secondi ai Mondiali di calcio, i croati sono alti belli glaucopidi capelluti. L’etnia (non razza, ché la parola è bandita dagli ordinamenti democratici) non è contaminata dalle immigrazioni. La Croazia ha coste frastagliate che affacciano sull’Adriatico. Di là Rimini con la spiaggia piatta ed il molle divertimento, di qui la natura incontaminata e l’atletismo. Approdo consigliato alle signore  con compagno panciuto occhialuto calvo.

Cina. La Cina è vicina, titolava il vecchio film di Marco Bellocchio, di quando la Cina del Presidente Mao Zedong si portava ovunque. Ora la Cina è vicinissima: invece di andare fino a Beijing (Pechino) basta fermarsi col treno metropolitano a Napoli Gianturco e ci trovi tutti i cinesi che vuoi.

Se poi vai davvero in Cina, sappi che il Presidente Xi Jingping può durare al potere più dei trenta anni di cui si accontenta la Lega. L’ultima modifica costituzionale gli conferisce pieni poteri, persino quello dell’immortalità istituzionale. Alla Cina si deve la mediazione nel caso coreano (vedi sotto). Ci ha liberati dallo stress della minaccia nucleare. Basta quello della prova costume.

Corea del Nord. L’abbiamo già scritto: con quella faccia un po’ così, il Presidente Kim Jong-un può fare e dire ciò che vuole, il dissenso non è ammesso, neppure quello degli Stati Uniti che a volte dubitano della volontà dello stesso Kim di smantellare l’arsenale nucleare. Il viaggio a Pyongyang è consigliato agli amanti dell’ordine. Tutti a marciare al passo dell’oca e dare la precedenza all’auto che viene da destra.

Russia. I sondaggi rivelano che gli Italiani hanno più fiducia nel Presidente Putin che nel Presidente Juncker. Da Bruxelles a Mosca. Putin esprime fermezza nello sguardo e nella postura. Fa quello che promette e promette quello che farà. Ci ha liberati dallo stress della guerra in Siria, con Bashar al-Assad tornato in auge grazie a Mosca. I russi non abbandonano gli amici in difficoltà anche quando gli amici si comportano così così.

Siria. Il paese è bello quanto tormentato. Ci chiediamo il perché di anni di guerra civile contro il regime degli Assad (padre e figlio) se poi Assad figlio resta al suo posto e tutti, anche i suoi avversari, lo accettano come soluzione di compromesso. Ad uno scopo sono serviti gli anni della guerra:  produrre milioni di “displaced people”, la rarefatta definizione di profughi nel linguaggio diplomatico.

Israele. Vale sempre il viaggio, o il pellegrinaggio, la Terra Santa. La Knesset vara la legge che definisce Israele come stato degli ebrei. La legge passa a stretta maggioranza e solleva le riserve degli arabi israeliani e di parte della comunità internazionale. Tace l’Amministrazione americana ed il suo silenzio è d’oro per il governo di Gerusalemme. Evitare le zone vicine alla barriera con Gaza: un ordigno può colpire il viaggiatore in  cerca di emozioni, non sarebbe una bella posa per il selfie.

Libia. Si può prendere un barcone di ritorno che non sia sequestrato o affondato durante il viaggio d’andata. Ci va il viaggiatore sofisticato che vuole evitare i posti frequentati dagli italiani. Sappia però che a Tripoli è un andirivieni di dignitari romani a colloquio coi dignitari libici perché frenino le partenze dai loro porti. Il Lungomare di Tripoli ricorda quello di alcune nostre città costiere.

Francia. Ha vinto i mondiali di calcio con una squadra multicolore, Deschamps spiccava col suo pallore. Lo ricordiamo, Didier, calciatore e allenatore alla Juventus. I rapporti con la Francia non possono essere troppo stretti di questi tempi, abbronzati corriamo il rischio di essere fermati a Ventimiglia.

Continua.

Cosimo Risi

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